La Giornata Mondiale del malato nella ricorrenza della festa della Madonna di Lourdes
L’11 febbraio, memoria liturgica della B. V. Maria di Lourdes, la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del malato poiché le premure della Mamma Celeste verso gli ammalati nella sofferenza non sono solo dolce consolazione, bensì rassicurante realtà. Metterci alla “scuola del malato” significa migliorare la cura della salute, non solo come problema medico, ma anche come condizione di natura culturale ed esistenziale. Sofferenza e forza della vita: tra le due espressioni c’è uno stretto confine. È la sottile terra di nessuno in cui ci ritroviamo ogni volta che ci scontriamo con il dolore, nostro e altrui, e siamo chiamati a dare risposte che, sovente, non arrivano perché subentra il mistero.
La sofferenza è tanta. A volte clamorosa, gridata persino mediante i social. Altre volte nascosta e silente, consumata nell’ombra della solitudine, nel deserto che avanza nelle varie forme di dolore. Accanto al male fisico esiste quello più sottile: psicologico e mentale di chi trascina la vita nella nebbia, magari abbandonato e non amato. Ci sono due risposte di fronte alla sofferenza: di vita o di morte.
La seconda, più sbrigativa, tanto da essere spacciata per scelta d’amore, è una porta chiusa per sempre. La prima, più difficile e impegnativa, apre alle cure, alle relazioni, al sostegno, alla fede cristiana. La via della sofferenza, per quanto impervia, si fa meno dura se diventiamo consapevoli che il Cristo, il solo giusto, porta la croce con noi.
Martedì 11 febbraio la celebrazione in diocesi
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28) è questo il titolo della 28.ma Giornata Mondiale del Malato, che si celebra ogni anno l’11 febbraio. La Giornata intende testimoniare l’attenzione verso i fratelli più deboli e inermi, che sono stati provati dalla malattia o da una infermità.
Il direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale della Salute, don Cesare Cappè, nella lettera inviata ai sacerdoti, ricorda come impegno costante sia quello di rendere più umane le relazioni all’interno delle strutture socio-sanitarie, per evitare che il malato diventi un numero, una cartella clinica o un letto occupato.
“A tutti gli operatori sanitari – scrive don Cesare – va il ringraziamento per il lavoro che svolgono nell’assistenza ai malati, agli anziani e alle persone in difficoltà”. La celebrazione diocesana della Giornata del Malato avverrà martedì 11 febbraio, alle ore 15.30, con la S. Messa presieduta dal vescovo Giovanni, nel Santuario dei Quercioli a Massa. Nella Curia vescovile è disponibile inoltre il materiale per l’animazione della Giornata in parrocchia.
Resta un cammino impegnativo che si fa praticabile se sorretto da Colui che, risorgendo, ha vinto la morte. Il suo trionfo dimostra che nulla può prevalere sulla forza della vita. Anche i giovani, dicono gli psicologi, vanno allenati alle difficoltà della vita, dolore compreso, per poterlo collocare in una prospettiva esistenziale, sinonimo di itinerario di crescita e di evoluzione personale.
La Giornata del Malato offre occasione per promuovere l’impegno di una professione sanitaria competente, attiva ed efficiente e, nel contempo, la possibilità di ringraziare i volontari che si spendono in modo mirabile per aiutare i fratelli in difficoltà. Nella consapevolezza che chi soffre non va lasciato solo. L’amicizia, la compagnia, l’affetto sincero asciugano tante lacrime, rendendo meno pesante il carico della malattia.
Ivana Fornesi