Se Venezia muore

Minacciata dalla natura e dalla perdita della sua unicità

45Venezia_1966Coinvolto nei recenti danni subiti da Venezia, fragile, unica, antica città, uno potrebbe domandarsi perché con tanti spazi disponibili sia stata fondata in un territorio così singolare e precario. La risposta la dà la storia. Il modello per la successiva esperienza di Venezia viene da Eraclea città sepolta a breve distanza, scoperta per caso da fotografie aeree che come in una radiografia ne hanno rilevato la planimetria che è molto simile alla grande ansa del veneziano canal Grande e del nucleo di Rivo Alto.
Il rinvenimento è stato studiato con rigorosi criteri archeologici nel 1984 e pubblicato da Pierluigi Tozzi, ordinario di storia greca all’Università di Pavia, di famiglia di Pontremoli dove ha studiato fino alla maturità classica e che venne a presentare la sua ricerca al cinema Manzoni.
Eraclea migrò nella laguna poco a sud dove i suoi profughi si riorganizzarono riparandosi dalle incursioni di Attila e dei Longobardi tra V e VI sec., invasori che non sapevano andare per le vie d’acqua. Insediandosi nelle 400 piccole isole consolidate con palafitte, i fuggiaschi, anche da Oderzo e Aquileia, si misero al sicuro dentro la cintura di mura d’acqua e avviarono la storia della “città di cielo e acqua” (Thomas Mann) che rinacque con indipendenza e capacità creativa che si è svolta originale per più di un millennio.
La repubblica marinara di Venezia si rivolse a conquiste verso l’Adriatico e l’Oriente, grande diventò il suo sviluppo commerciale con influenza sempre crescente su Bisanzio. I domini andavano dall’Istria alla Grecia, Asia minore, Medio Oriente e costa africana mediterranea e dopo l’acquisizione di Treviso nel 1339 rapidamente sviluppò dominio su Bergamo, parte del Trentino, il Cadore, Udine, Friuli e Polesine.
Nei secoli XIV e XV Venezia era una delle maggiori potenze mondiali, ma nello stesso tempo si ebbero i primi episodi di decadenza: militare con la conquista turca di Costantinopoli, la perdita di isole greche, del Peloponneso, Cipro, Creta, l’inutilità pratica della battaglia di Lepanto. La decadenza commerciale venne dalla scoperta dell’America che spostò il centro dei commerci sull’Atlantico.
45venezia_aereaEntrata nell’orbita asburgica, pur con momenti di ripresa, conobbe una neutralità disarmata e sonnolenta e il 12 maggio 1797 il Maggior Consiglio deliberò la fine della Repubblica, quattro giorni dopo le truppe di Napoleone erano in piazza San Marco dove mai prima avevano messo piede soldati stranieri. dopo l’avventura napoleonica il Lombardo-Veneto fu diretto dominio dell’Austria e col Veneto Venezia diventa italiana nel 1866. La struttura politica e sociale aveva al centro un ristretto numero di nobili di origine mercantile attorno ai quali operavano artigiani e commercianti con una forte adesione alla Serenissima e con accoglienza dei forestieri con cui fare affari.
La città è un’opera d’arte, ha avuto sempre, anche nei tempi di decadenza, lo splendore nell’architettura e pittura in caratteri originali con ispirazioni bizantine, arabe. Altro elemento fondamentale della cultura veneziana sono la musica, la commedia e il teatro. Il volto di Venezia sono anche i giardini e i cortili segreti, i riflessi sull’acqua, le semplici case dagli intonaci corrosi dalla salsedine, i silenzi della laguna, la cerniera del ponte di Rialto, i vaporetti vetture di un’eccezionale metropolitana d’acqua. Città dalle infinite immagini e interpretazioni, modello unico di esperienze di un passato da conservare sempre vivo nel presente.
Ma ci sarà un futuro per Venezia? Le insidie sono tante, quella del riscaldamento del pianeta con innalzamento del mare che sommergerà i centri rivieraschi.

Il Mo.S.E.: un’idea contestata e lavori mai conclusi:
ora, tra gli scongiuri, si aspetta il 2021

45venezia_bocche_portoSono passati 16 anni dall’apertura dei cantieri per la costruzione del “Mose”, ma la diga mobile che avrebbe dovuto proteggere una volta per tutte Venezia dall’acqua alta ancora è ben lontana dall’essere realtà. Sempre ammesso che poi funzioni visto che fin dalla presentazione del progetto erano state sollevate pesanti – e documentate – perplessità sulla sua reale efficacia. Era il 2003 quando nella laguna vennero avviati i lavori per il Mo.s.e. (modulo sperimentale elettromeccanico): un investimento di 5,5 miliardi di euro per tenere lontana l’acqua dalla città.
Venezia è “andata sotto” molte volte, con il triste record del 4 novembre 1966: mentre Firenze veniva travolta dalla piena dell’Arno, piazza San Marco era allagata da 194 cm d’acqua salata. All’inizio degli anni Novanta, conclusa una lunga serie di sperimentazioni, viene messo a punto un progetto che prevede la messa in opera di dighe mobili.
Dieci anni dopo arrivano i primi finanziamenti e si inaugurano i cantieri alle bocche che aprono la laguna al mare aperto: 41 paratoie mobili verranno “annegate” alle tre bocche del Lido; 19 a Malamocco e altre 18 a Chioggia. Ma i lavori non rispettano i tempi, si accumulano ritardi e dieci anni dopo, nel 2013, arrivano i primi arresti: attorno ad una delle più grandi, ambiziose e contestate opere italiane alla quale tutto il mondo guarda con interesse e curiosità è cresciuto un ampio sistema di corruzione. Altri mandati di cattura arrivano l’anno successivo: decine e decine di persone finiscono in carcere con l’accusa di essere corrotti o corruttori in un sistema di tangenti da decine di milioni di euro.
Si accumulano ritardi su ritardi: nel 2017, alla vigilia di quella che doveva essere la data di ultimazione, la nuova fine lavori viene fissata al 2021. Quest’anno iniziano a circolare voci sul degrado di alcune componenti delle paratoie che erano state installate.
E mentre l’uomo perde tempo la natura non fa sconti: pochi giorni dopo il 53.mo anniversario di quanto accaduto nel 1966 “l’acqua granda” torna ad invadere Venezia. Il disastro è totale, anche perché la città in mezzo secolo è cambiata: l’invasione dei turisti ha fatto sì che i piani bassi siano diventati attività commerciali o di accoglienza e tutto viene invaso da 187 cm di acqua salata. (p.biss.)

Dopo l’impoverimento e la grave decadenza fisica della sua struttura urbana nell’Ottocento, Venezia ritrovò un certo equilibrio nel primo Novecento col commercio, attività produttive, culturali e col turismo che allora era ricco, invece ora degrada e fa morire la città assalita da grandi masse che sbarcano da navi da crociera di mostruosa grandezza che rovinano i delicatissimi equilibri lagunari: è un turismo “senza individualità, senza curiosità intellettuale e senza impegno culturale, che vuole soltanto trascorrere qualche ora nella particolarità di Venezia” ridotta a museo, scrive Bruno Visentini acuto conoscitore della città, sempre più disabitata (è scesa a circa 40mila residenti) ed esclusa dai centri economici sparsi nel Veneto e più facilitati nelle comunicazioni.
Se Venezia muore sommersa dall’acqua o ridotta a merce in funzione turistico-alberghiera sarà una perdita d’anima di tutta l’umanità.

Maria Luisa Simoncelli