
La Giornata celebrata ad Avenza
«Scegliamo la vita, ci sono interventi non più rimandabili»: è l’appello che il Santo Padre rivolge all’umanità intera, nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, celebrata domenica 1° settembre,e ricordato sia nel corso dell’Angelus che tramite Twitter. È l’ennesimo invito a quella “conversione ecologica”, auspicata già nell’enciclica LaudatoSi’del 2015, che impegna a quel cambio di paradigma, a quel salto di mentalità e di stile di vita, nell’ottica della salvaguardia del creato, dono prezioso per la sopravvivenza della specie umana e delle altre creature, perché un secondo pianeta non esiste. Anche la diocesi apuana ha voluto impegnarsi verso questa direzione, con la celebrazione della Giornata della Custodia del Creato, svoltasi domenica 1° settembre presso il prato di “Casa Pellini”, all’ombra della Torre di Castruccio ad Avenza. L’Ufficio diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro, coordinato da Fausto Vannucci, ha organizzato una tavola rotonda, sul tema della Giornata (arrivata alla 14° edizione in Italia) che era “Coltivare la biodiversità”. Per l’occasione sono stati invitati una serie di personalità che hanno portato il loro contributo verso azioni e mentalità più rispettose dell’ambiente e delle risorse che Dio Padre ci ha donato.
L’incontro è stato aperto dalvicario generale, don Cesare Benedetti, che ha auspicato una maggiore collaborazione per la costruzione di un mondo più giusto: se infatti il Creatore ci ha consegnato un “giardino”, adesso l’uomo rischia di farlo diventare un deserto. Ha poi portato il suo saluto Luca Bertocchi, in rappresentanza della comunità cristiana ortodossa, perché la scelta del 1° settembre come Giornata di preghiera per il Creato è nata nel mondo ortodosso, da un’idea dell’allora patriarca di Costantinopoli Dimitrios nel 1989. Poi hanno portato il loro saluto, Mario Venutelli, presidente della sezione locale di “Italia Nostra”, e Beatrice Petrocchi, animatrice di comunità per il Progetto Policoro.
La tavola rotonda ha visto gli interventi di alcuni ospiti che sono stati coordinati dal giornalista Alberto Sacchetti, su quali strategie possono essere messe in atto per la tutela dell’ambiente e una gestione più rispettosa delle risorsenel territorio apuano, incastonato tra i monti e il mare. Prima ad intervenire è stata la presidente provinciale di Coldiretti, Francesca Ferrari, che ha messo in luce il ruolo strategico degli agricoltori, come mediatori e custodi di un territorio fragile e composito come il nostro, caratterizzato da una grande varietà e diversità di flora e fauna. A questo, ha fatto eco NinoFolegnani, presidente del GAL (Gruppo di Azione Locale) Consorzio Lunigiana,organismo costituito per gestire l’iniziativa dell’Unione Europea a sostegno delle zone rurali Leader Plus. In questo ambito è statoindividuato nella risorsa boschiva una “carta da giocare” per lo sviluppo e la gestione del territorio: dai piani di taglio programmati, alla filiera del legno fino agli sviluppi della sentieristica ci sono tutta una serie di misure da adottare. Tra lerisorse di cui disponiamo poi, come non ricordare l’acqua, bene primario per eccellenza. In questo senso è intervenuto Enrico Petriccioli, vicepresidente del Consorzio di bonifica della Toscana Nord,che ha illustrato le competenze in materia di bonifica e difesa del suolo sui territori su cui sono presenti le Unioni di comuni della Lunigiana e della Media Valle del Serchio. Se è vero che il cambiamento negli stili di vita parte dalla scelta personale di ciascuno, ha fatto notare Petriccioli, è anche vero che la risorsa idrica come bene comune appare prioritaria: la regimentazione dei corsi d’acqua, la difesa spondale, le risagomature e la prevenzione ai dissesti idrogeologici sono le attività che vengono svolte a tutela del territorio.
Viene allora alla mente quel “rettangolo magico” descritto da Giorgio Nebbia, ambientalista e uomo politicoscomparso pochi mesi fa, quando descriveva la nostra terra, posta nella parte nord-occidentale della Toscana dove sono concentrate risorse minerarie, naturalistiche, culturali e storia e anche contraddizioni, conflitti sociali e politici, come in poche altre zone d’Italia: una terra da tutelare e da custodire per il bene delle comunità che ci vivono. (df)