
Il turismo in Lunigiana è ormai il 10% delle presenze in provincia. Ma popolazione ed enti pubblici non sono ancora pronti per sfruttare questo potenziale.
Settembre, tempo di bilanci sulla stagione turistica che sta concludendosi. Come è andato il turismo in Lunigiana? Per avere informazioni precise relative all’estate 2019 che vadano al di là delle sensazioni o dei risultati di singoli operatori è ancora presto. Ciò che può essere detto con sicurezza è che, negli ultimi anni, il turismo in Lunigiana è cresciuto. Nel 2018, per esempio, l’Istituto di Studi e Ricerche (ISR) della Camera di Commercio ha evidenziato che le presenze (ossia il numero di turisti arrivati, moltiplicato per il numero di giorni di soggiorno) è stato pari a 107 mila, con un incremento rispetto al 2017 sia sugli arrivi (+27%) sia sulle presenze (+28%), senza grandi distinzioni tra alberghiero ed extralberghiero, in cui le presenze sono aumentate rispettivamente del 27 e del 28%, e con la crescita degli agriturismi, che da soli determinano il 26% dei flussi di presenza complessivi. Si badi: stiamo parlando di veri e propri turisti, non di lunigianesi emigrati che tornano a riaprire le loro seconde case (che anzi tendono a diminuire: dal 2000, secondo le stime dell’ISR, sulle seconde case, in Lunigiana, le presenze si sono dimezzate, riducendosi di 1 milione e 400 mila, cosa che non sorprende, ben sapendo che i legami con la terra di origine si affievoliscono con il tempo). Insomma, negli anni la Lunigiana è ormai una meta turistica che, nel contesto di crisi del turismo sulla Costa (nel 2018, rispetto al 2000, in provincia si sono registrate 652 mila presenze ufficiali in meno, di cui 630 mila solo nel comune di Massa, il più importante dell’industria turistica locale) costituisce il 10% dell’intero turismo provinciale, con un potenziale di crescita ancora enorme. Un potenziale che però la Lunigiana non è ancora pronta a sfruttare, innanzitutto con la valorizzazione del proprio paesaggio. Lo testimoniano l’alluminio anodizzato di finestre e verande, le recinzioni di fortuna, le baracche o i box fatiscenti che chiunque può osservare a margine dei paesi, ma anche le numerose microdiscariche a bordo strada o la scarsa pulizia dei borghi.
Non è solo un problema di comportamenti individuali. Anche l’impegno degli enti pubblici è latitante: chiunque ha percorso le strade lunigianesi non ha potuto non osservare le condizioni delle strade di maggior presa sul turismo. In questi anni in cui sta esplodendo, anche in Lunigiana, il turismo “lento”, in bici e a piedi (a proposito: la via Francigena corre ancora per lunghi tratti a fianco delle auto lungo la Statale della Cisa) o in auto su percorsi non autostradali, su strade come il Lagastrello o i Carpinelli, tanto per fare alcuni esempi, rovi e vegetazione invadono la carreggiata, vecchi smottamenti attendono la messa in sicurezza delimitati da reti di cantiere strappate dal tempo, le buche sanciscono la situazione di abbandono, che in alcuni casi – ad esempio il Cirone – è evidenziato da arbusti che crescono da anni indisturbati nelle crepe dell’asfalto. Una situazione che lascia l’amaro in bocca quando si scollina in Garfagnana o in Emilia e le strade riprendono ad avere livelli accettabili di manutenzione. Non si è poi ancora giunti ad una soluzione che limiti o elimini il transito automobilistico nei centri storici di maggior pregio, come Bagnone, Fivizzano o Pontremoli. Il turismo in Lunigiana è quindi sospeso tra due realtà. Da un lato tante iniziative “dal basso” (associazioni, imprenditori, cooperative di guide turistiche e ambientali, spesso promosse da giovani coraggiosi che scommettono sul territorio) che suppliscono nel campo della promozione turistica dopo la discutibile Legge Regionale 65 che nel 2010 soppresse le APT centralizzando a Firenze la promozione turistica di tutti i territori della Toscana: sono queste esperienze ad avere trainato il marchio Lunigiana nel mercato del turismo. Dall’altro, un tessuto sociale che tarda a fare un salto di qualità in tema di accoglienza, e gli enti pubblici che governano il territorio spesso privi di una visione turistica e della capacità di realizzarla tutti assieme. È su questi elementi che si giocherà il possibile futuro consolidamento del successo turistico della Lunigiana. (Davide Tondani)