
Nei giorni scorsi due cerimonie a Ponticello e a Gabbiana

Tra la fine di giugno e i primi giorni di luglio del 1944 un vasto rastrellamento coinvolse il versante nord-orientale della Lunigiana. Era la prima operazione “Wallenstein” e vide impegnati migliaia di militari tedeschi e centinaia di fascisti, schierati tra il passo del Brattello e il Cerreto in quella che, in una grande tenaglia, strinse per giorni e giorni il versante dell’Appennino fino al fondovalle. All’inizio aveva le caratteristiche di operazione antipartigiana per liberare le vitali vie di comunicazione da e per l’Emilia dalla presenza delle “bande”, ma ben presto divenne parte della strategia di “guerra ai civili” che i nazisti avrebbero messo in atto con inumana ferocia nelle settimane successive con le stragi nei paesi delle Apuane (da S. Anna di Stazzema a Vinca) e dell’Appennino (fino a Marzabotto). Decine e decine le vittime civili, centinaia gli uomini deportati nei campi di lavoro in Germania, non prima di aver allontanato quanti più sacerdoti fu possibile dalle loro comunità tenendoli poi prigionieri nel reggiano per settimane. Sono trascorsi 75 anni, ma nella memoria di tanti quei terribili eventi suscitano ancora forti emozioni e grande partecipazione. Se ne è avuta riprova la scorsa settimana, prima mercoledì sera a Ponticello, poi domenica pomeriggio a Gabbiana, due dei paesi dove il rastrellamento colpì con durezza e dove si piansero a lungo i morti e i deportati.

A Ponticello, il 2 luglio 1944 cinque civili innocenti originari della SS. Annunziata vennero catturati a Lùsine, non lontano da Dobbiana, e trasportati a valle. Trascorsa la notte in una stalla del paese Leopoldo Mori e le coppie di fratelli Enrico e Francesco Angella, Giovanni e Vincenzo Sardella vennero fucilati di fronte alla chiesa con la popolazione locale costretta ad assistere. Ogni anno nell’anniversario dell’eccidio si commemorano le vittime e da 17 anni il Comune di Filattiera ha indetto un concorso riservato agli studenti dell’ultimo anno delle scuole medie. Organizzata dal Comune stesso in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza Apuana, l’ANPI di Villafranca Bagnone e la locale associazione culturale, la serata ha visto la celebrazione della S. Messa e la deposizione di una corona d’alloro alla lapide posta sulla chiesa alla presenza della sindaca di Filattiera, Annalisa Folloni, del gruppo Alpini, della Misericordia della SS. Annunziata, della Banda Musicale di Filattiera e di tanta gente che non ha mancato di sottolineare con la propria presenza il ricordo di quell’evento e delle vittime. La cerimonia ha visto l’intervento di don Lorenzo Piagneri, parroco della SS. Annunziata, dove sono sepolti i resti delle cinque vittime e la premiazione dei tre studenti che si sono segnalati per i loro componimenti. Quest’anno i premi sono andati a Tobia Conti, Emma Beghini e Maria Sole Bracci. La serata si è conclusa con la consegna della Costituzione Italiana ai neo diciottenni del comune di Filattiera.

Anche a Gabbiana, domenica pomeriggio, tutta la comunità locale si è ritrovata in piazza per ricordare le vittime del rastrellamento che ha coinvolto gran parte del territorio bagnonese. Organizzata dalle sezioni ANPI di Villafranca-Bagnone e di Aulla-Licciana con il patrocinio dell’Istituto Storico della Resistenza Apuana, la cerimonia ha visto la presenza del sindaco di Bagnone Carletto Marconi e di Luigi Leonardi. Valentina Guerrini e Chiara Guastalli si sono alternate nelle letture di brani che hanno ricordato ai presenti i principali avvenimenti di quei giorni che colpirono soprattutto le comunità presenti tra Mochignano e Gabbiana appunto, passando per Pieve di Bagnone e gli altri paesi della zona. A Gabbiana persero la vita sotto i colpi dei mitra tedeschi Giuseppe Tiradani e Guerrino Sbarra, ma in tutto il bagnonese furono tanti i civili uccisi senza motivo: dai contadini intendi al lavoro nei campi, al campanaro colpevole di aver suonato le campane al tramonto, all’anziana mamma del parroco di Pieve, fino al ragazzo ucciso perché troppo giovane per essere inviato nei campi di lavoro in Germania. (p. biss.)