
Quaresima 2019. Era una comunità piccola e molto fragile quella che accompagnava Gesù. Piccola e fragile continua ad essere la nostra presenza cristiana in questa Terra Santa
Vivere la quaresima in Terra Santa ha un significato e un sapore particolare anzitutto dal punto di vista di quella che i santi papi Paolo VI e Giovanni Paolo II chiamavano la “geografia della salvezza”. Qui i testi liturgici ed evangelici che caratterizzano le domeniche di quaresima e poi della Settimana Santa richiamano immediatamente luoghi concreti. Il deserto e il monte delle tentazioni sono a mezz’ora da Gerusalemme. Il luogo della trasfigurazione è identificato con il monte Tabor, in Galilea.
Così pure gli eventi di cronaca nera, richiamati da Gesù per invitare a conversione, sono qui da qualche parte nei resti archeologici della Città Vecchia e lo stesso si può dire del cortile del Tempio in cui Gesù emette la famosa sentenza che salva la vita all’adultera: “Chi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”.
La Settimana Santa poi ci fa camminare da Betfage a Gerusalemme insieme a Gesù, ci riporta poi a Betania, ci fa sostare nei vari luoghi di Gerusalemme: il Dominus Flevit dove Gesù piange sulla Città Santa, il Cenacolo, il Getsemani, il santuario della Condanna e della Flagellazione, la Via Dolorosa (prototipo di ogni Via Crucis), il Golgota e il Santo Sepolcro. La fisicità di questi luoghi e gli spostamenti richiesti per passare dall’uno all’altro ci ricordano che la vita cristiana è cammino di conversione sulle orme di Gesù. Qui la quaresima ci fa respirare anche una dimensione ecumenica che ci aiuta a recuperare certi aspetti che in Occidente sono venuti meno. Ne evidenzio due: la dimensione del vegliare in preghiera e la dimensione del digiuno.
A Gerusalemme, e in modo tutto speciale al Santo Sepolcro (ma non solo), in quaresima la notte tra il sabato e la domenica diventa una costante celebrazione della veglia pasquale, si sperimenta così la fatica del rimanere svegli a pregare in attesa dell’incontro con Gesù Risorto, con colui che ha vinto la morte. Qui si recupera in modo molto forte anche il senso e il valore del digiuno. Per tutto il tempo della quaresima i nostri fratelli Orientali praticano una forma di digiuno che li porta ad astenersi ogni giorno da tutto ciò che è derivato animale.
Ovviamente il digiuno quaresimale è modellato sul digiuno di quaranta giorni praticato dallo stesso Gesù nel deserto e diventa un modo per ritornare all’essenziale.
Questa insistenza orientale sul digiuno (che pure i Musulmani praticano durante il mese di Ramadan e gli Ebrei in occasione di alcune festività religiose e nazionali) ricorda a ciascuno di noi la necessità di educare noi stessi ad essere liberi di fronte ai tanti bisogni che abbiamo.
In Terra Santa, poi, il cammino quaresimale verso la Pasqua ha sempre il sapore delle origini. Era una comunità piccola, ed anche molto fragile, quella che accompagnava Gesù nel suo cammino verso Gerusalemme. Piccola e fragile continua ad essere la nostra presenza cristiana in questa Terra Santa dalla quale ancora molti continuano a partire perché non comprendono il valore, la vocazione e la missione di essere oggi cristiani in Terra Santa; ma dalla quale molti ancora partono perché fanno fatica ad intravedere qui un futuro per le proprie famiglie e per i propri figli, senza sapere che l’aridità spirituale dell’Occidente spesso sognato, è per certi aspetti ancora più difficile da affrontare.
Qui la stessa Via Crucis tra le strade della Città Vecchia diventa insieme un potente richiamo alla prima Via Crucis, quella percorsa da Gesù tra il chiasso e l’indifferenza, e un simbolo dell’esistenza cristiana nel mondo contemporaneo, che è un camminare sulle orme di Gesù, che va a dare la vita per un mondo e per una umanità in cui sembra prevalere la distrazione continua e la globalizzazione dell’indifferenza.
Eppure una comunità di discepoli, anche se pochi e fragili, che seguono Gesù sulla via del dono di sé, è già seme e profezia di risurrezione: di un mondo nuovo, di una civiltà nuova, di una umanità nuova.
Padre Francesco Patton
custode di Terra Santa