Cerimonie partecipate a Filattiera e a Vico
Anche in Lunigiana sant’ Antonio Abate ha una predominante presenza di statue, quadri e maestà. Diversi ospedali, fra cui quelli di Pontremoli e Fivizzano, sono dedicati al patriarca del monachesimo.
Antonio, vissuto in Egitto, morto il 17 gennaio del 356, come si desume dalla Vita, scritta, poi, da sant’Anastasio di Alessandria, fu autorevole maestro di fede e di cultura religiosa. Ricco di fama e di venerazione, come scrisse sant’Agostino, raggiunse la santità con pratiche di ascesi nella totale solitudine meditativa del deserto della Tebaide dove vinse varie, pesanti tentazioni da parte del demonio.
Da tempi lontani, Sant’Antonio è protettore degli animali: la sua immagine non mancava nelle stalle, con dinanzi un baluginante lumino avvolto dalla polvere e dalle ragnatele.
L’iconografia lo raffigura vegliardo con la barba, un bastone a forma di “tau” e, ai piedi, un maialino. La vigilia della festa, durante le veglie sotto i gradili, i nonni dicevano che riservavano agli animali delle stalle il fieno migliore, in quanto le mansuete bestie, in quella notte, “riferivano” del trattamento ricevuto dai pastori. Culti rurali che perdurano anche nella nostra vallata con, in alcuni casi, accensione di un fuoco purificatore.
A Filattiera, la sera del 16 gennaio, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria, don Antonio ha celebrato la Santa Messa solennizzata dal Coro locale, guidato dal maestro Pierfrancesco Carnesecca, a cui, unitamente a Sara e Caterina, vanno i ringraziamenti della comunità per il costante, prezioso servizio vissuto con fede e dedizione per la Casa di Dio e nostra.
Al termine del sacro rito, il parroco ha benedetto il tradizionale falò, acceso alla Porta superiore del centro storico. Come ogni anno molte persone si sono fermate presso il fuoco, per una cena in allegria. Quindi, don Antonio si è recato a benedire l’altro falò, preparato con arte ed acceso nella località “Sant’Antonio”, accanto ad un’antica maestà, dedicata al santo egiziano.
Presente il sindaco Annalisa Folloni, che ha gustato con i suoi concittadini un delizioso vin brulé, preparato con i giusti aromi da Manuela.
A Vico, la festa di Sant’Antonio, sempre partecipata, si è svolta con la celebrazione della Santa Messa delle 10,15. Tanti i fedeli giunti dalle frazioni vicine. Il Coro “Vico’s” ha animato la liturgia con brani appropriati ed eseguiti con crescente bravura.
Durante l’omelia, il parroco don Angelo Boattin ha invitato tutti a recuperare il valore del silenzio e della preghiera sull’esempio del santo. “Il dono della vita, ha detto, va riempito del respiro del Signore. Dobbiamo affrontare le salite quotidiane sentendo la sua presenza amica che guida la scena del mondo. Cercando l’eternità, a cui siamo chiamati, in ogni gesto d’amore ricevuto e donato”.
A seguire la processione nei borghi, mentre il tintinnio del campanellino, posto alla sommità del bastone del Santo, rimandava alle nostre radici agresti e pastorali.
Ivana Fornesi