Gennaio è lungo a passare, eppure si è già avviata anche la terza decade. La seconda, rispetto alla prima, si è chiusa con freddo meno sensibile in ore notturne e mattutine e con minori escursioni termiche. L’arrivo del vento, però, ha fatto sentire l’aria un po’ più rigida nelle ore diurne.
Dopo quasi quattro settimane di assenza, poi, si sono verificate precipitazioni… e proprio in coincidenza della data che vede ardere il primo dei due maggiori falò della tradizione pontremolese. La pioggia, generalmente debole, ma continua per molte ore, ha interessato buona parte di giovedì 17 e le ore notturne di venerdì 18. Il primo evento piovoso del 2019 ha destinato 29,0 mm a Pontremoli, 35,4 a Villafranca, 38,0 a Gragnola e 13,8 a Massa.
La neve, inizialmente caduta intorno ai 1400-1500 m, ha conquistato quote intorno ai 1000 metri nelle ultime ore di transito del sistema perturbato. Pur con il soffio deciso dei venti settentrionali, il cielo ha faticato a schiarire nei giorni successivi; è rimasto per lo più nuvoloso o molto nuvoloso sia sabato 19 che domenica 20 e lunedì 21.
Martedì 22 situazione simile, a parte il tipo di nubi, in prevalenza altostrati in luogo dei dominanti stratocumuli del fine settimana e di lunedì. Il persistere del vento e la scarsa propensione alle schiarite favoriscono la modestia del divario termico tra notte e giorno.
Con l’avanzare del mese, si è cominciato a notare l’allungarsi del dì: impercettibile fino a pochi giorni fa al mattino, è soprattutto nelle ore pomeridiane che, subito dopo Natale, ci si accorge del mutare dell’ora del tramonto. Si arriva al 20 gennaio con giornate già un’ora più lunghe, donde il proverbio “per san Sebastiano, un’ora in mano”.
Rispetto a Capodanno, data in cui si ha l’aurora più tardiva, il sole sorge circa dieci minuti prima: ed è per questo che, al primo mattino, si coglie meno il dilatarsi del dì. Il tramonto, invece, ha già guadagnato 50 minuti rispetto a quello più precoce, avvenuto pochi giorni prima del solstizio d’inverno. Questa ‘contabilità’ di minuti in più e in meno all’aurora e al tramonto, non sincroni, spiega perché il giorno più corto dell’anno, il solstizio d’inverno (21 o 22 dicembre a seconda degli anni), non coincide né con l’aurora più tardiva né con il tramonto più precoce.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni