Illustrata a Filattiera da Angelo Ghiretti l’area di sosta lungo la Parma-Luni che saliva al Valoria per Logarghena e Gravagna
È stata davvero interessante la conferenza, organizzata dall’associazione “Farfalle in cammino” e tenutasi al centro didattico della Pieve di Sorano di Filattiera, di Angelo Ghiretti, direttore del museo delle Statue Stele della Lunigiana, che ha relazionato su due scavi da lui recentemente compiuti: uno a Forno di Versola (all’interno del comune Pontremoli) dove è stato identificato un punto di sosta sulla via romana Parma-Luni e il secondo a Pontevecchio (nel fivizzanese) dove è stato rintracciato il celebre sito che nel 1905 restituì le nove stele oggi esposte al Museo Archeologico del Castello della Spezia.
In questo articolo ci soffermeremo soprattutto sul primo studio, visto che degli scavi di Pontevecchio si è già parlato nello scorso numero del Corriere Apuano.
Tutto, se vogliamo, nasce con le scoperte archeologiche al Passo del Valoria, nel 2012, che viene individuato come luogo di valico in età romana. A quel punto è sorta la domanda consequenziale, qual era la strada che veniva percorsa per arrivare a valle (o invertendo il cammino per raggiungere il Passo)?
Due le ipotesi, la prima, sostenuta da Giulio Armanini, supponeva che la strada romana scendesse verso Groppodalosio per poi risalire verso Logarghena; la seconda, avvalorata da Caterina Rapetti, preferiva ipotizzare che la strada dal Valoria scendesse a Gravagna, prendesse la mezza costa del Cucchero, arrivasse poi all’altezza dell’attuale Molinello e risalisse quindi verso Versola e Logarghena.
Questa seconda ipotesi si è dimostrata quella da adottare in seguito alle successive scoperte effettuate dallo stesso Ghiretti potendo contare sul supporto storico e di conoscenza del territorio di don Lorenzo Piagneri e della guida ambientale Simone Mori. Lo scavo di Forno-Versola è stato interamente sostenuto da Fondi azione Cariparma quale proseguimento ideale della ricerca sul Valoria.
Un’indagine archeologica effettuata nel luglio 2018 che si proponeva di accertare la presenza d’eventuali testimonianze d’età romana a cui facevano cenno i racconti degli ultimi anziani contadini che avevano lavorato quel sito fino a circa sessant’anni fa. Sono state dapprima localizzate due ampie fasce di terrazzamento che sono state ripulite dai rovi e poi sottoposte ad un’accurata analisi mediante il metaldetector e poi indagate attraverso una trincea per individuare eventuali strutture sepolte.
Sono stati quindi identificati quattro siti contenenti numerosi reperti che dimostrano come l’area fosse molto trafficata durante il periodo romano, il che fa supporre che fosse un’area di sosta, probabilmente con anche una vasca d’acqua in cui i passanti potevano abbeverarsi e in cui venivano lasciate monete in offerta.
Questo appare abbastanza chiaro analizzando il sito 1, in cui è stata individuata una sorgente strutturata con 8 metri di canalizzazione, realizzata per portare l’acqua in uno slargo in cui probabilmente vi era una vasca di raccolta dell’acqua. Il terreno arativo posto a lato ha restituito 8 monete romane (1 repubblicana, 1 alto imperiale, 3 tardo imperiali, 3 tardo antiche), oltre a borchie/chiodini per calzature (di epoche diverse) e qualche elemento in piombo d’età romana (piccoli pesi ed elementi per riparazione di vasi fittili). Il secondo pianoro interessato dalla ricerca, posto sottostrada (sito 2), non ha restituito strutture ma molti reperti, tutti recuperati nel terreno arativo: 11 monete d’età romana (1 tardo repubblicana, 1 alto imperiale, 1 tardo imperiale, 8 tardo antiche), più qualche elemento in piombo (piccoli pesi) e in bronzo (piedino di brocchetta gallo-romana).
(r.s.)