
In cinquat’anni, dal primo deposito di Casola al Museo di Pontremoli fino al nuovo allestimento nel castello del Piagnaro, in attesa che finalmente nasca la rete

Quando, nel 1972, Augusto Cesare Ambrosi diede alle stampe il “Corpus delle Statue Stele Lunigianesi” scriveva: “riteniamo utile questo lavoro non soltanto per chi ha seguito e segue questo genere di studi, ma anche per i giovani che, incontrando questo peculiare fenomeno della nostra protostoria, sono desiderosi di avere uno stumento di lavoro e di informazione aggiornato e sicuro”.
Non lavorava solo per il suo presente, Ambrosi, ma guardava soprattutto al futuro, anche a quello che non avrebbe visto: creare una rete fra le raccolte di statue stele più importanti del Mediterraneo.
Un progetto al quale si dedicò molti anni e che avrebbe visto il Museo di Pontremoli, inaugurato nel 1975, offrire uno spaccato del fenomeno della “statuaria antropomorfa” con l’esposizione dei reperti originali della Lunigiana e dei calchi di quelli conservati in altri musei e parchi europei. Un progetto che Ambrosi aveva ben chiaro e che aveva avviato mettendo a frutto la sua rete di contatti che guardava alla Corsica, alla Sardegna, alle altre regioni italiane dall’arco alpino alla Puglia, ma anche a Francia, Spagna e Balcani. Il convegno che si svolse a Pontremoli e alla Spezia nel 1988 (“La statuaria antropomorfa in Europa dal Neolitico alla romanizzazione”) sembrava poter essere il riconoscimento di quel progetto: c’era l’embrione di quella rete che testimoniava come le statue stele fossero un fenomeno di ampio respiro culturale e territoriale. E che si basava su una serie di “nodi” disponibili a collaborare tra loro.
Nei mesi successivi Ambrosi più volte sperò che Soprintendenze ed Enti Locali cogliessero quelle disponibilità e dessero seguito al progetto: “alcuni calchi sono già pronti per essere spediti a Pontremoli”, ripeteva.
Oggi che in Sardegna, a Laconi, si registra la firma della convenzione per quella rete con una prima serie di “nodi” aderenti, dobbiamo ricordare come le premesse siano da ricercare nell’opera di quell’Ambrosi che univa i caratteri dello studioso e ricercatore a quelli di politico e amministratore locale e che aveva ben chiara una visione di sviluppo di un territorio che conosceva anche nei suoi angoli più nascosti.
Sindaco di Casola in Lunigiana (dove era nato nel 1919) dal 1960 al 1980, riuscì a raccogliere proprio nel borgo al confine con la Garfagnana le statue stele che via via venivano alla luce e che senza lotte di campanile arrivavano da Minucciano e da Pontremoli, da Bagnone, Villafranca e Filattiera. Mezzo secolo fa nasceva così a Casola il “deposito archeologico”, seconda raccolta di statue stele lunigianesi dopo quella che alla Spezia aveva raccolto i ritrovamenti precedenti.
Da sindaco di Casola Ambrosi ebbe l’intuizione che quella raccolta che continuava ad arricchirsi, dovesse trovare spazi nuovi, più ampi e in posizione geografica più centrale. Lui che ben conosceva il patrimonio pubblico esistente in Lunigiana individuò nel Piagnaro di Pontremoli la sede ideale, forte nell’aver toccato con mano come altrove i castelli fossero nati a nuova vita ospitando importanti musei.
Nel 1975 i reperti arrivarono a Pontremoli, territorio comunale dove di statue stele ne era stata trovata una soltanto a San Cristoforo di Gordana; nessuno ebbe a ridire e anzi fu per tutta la Lunigiana un momento di festa. Al Piagnaro Ambrosi volle non solo i reperti originali raccolti nel “deposito” di Casola, ma anche i calchi di quelle stele conservate altrove: alla Spezia, a Pegli, a Firenze… salendo al castello si poteva così avere una visione completa di un fenomeno che si perde in un passato antico anche di 5.000 anni.
Il passo successivo sarebbe stato quello di ospitare i calchi provenienti da altri siti in Italia e all’estero. Così non è stato: ora, a 15 anni dalla scomparsa di Ambrosi, ci sono nuove speranze che quel progetto – sia pure in forme e modi molto diversi e più tecnologici – possa essere rilanciato con la firma sulla convenzione che sabato 23 giugno apporranno i rappresentanti delle raccolte di Pontremoli, La Spezia, Laconi, Aosta-San Martin de Corleans, Alto Garda, Val Camonica e Trentino. All’appello mancano siti importanti come quelli della Corsica, ma che potranno in seguito aggiungersi alla rete.
(Paolo Bissoli)