In Colombia la Chiesa difende il processo di pace

Iván Duque, contrario agli accordi di pace con le Farc, è il nuovo presidente

25colombia2Come previsto dai sondaggi, con 10 milioni e 300mila voti (54%) Iván Duque, del Centro democratico, a capo di un’alleanza conservatrice e contraria agli accordi di pace con le Farc, da domenica scorsa è il nuovo presidente della Colombia. Nel ballottaggio ha battuto Gustavo Petro (circa 8 milioni di voti e 41,8%), candidato della sinistra, a capo della lista “Colombia Humana”.
Una vittoria netta ma non schiacciante, favorita da un trionfo nel cuore del Paese, lungo le cordigliere, mentre Bogotá, la Costa pacifica e il Sud del Paese hanno votato per lo sconfitto che, per la prima volta nella storia della politica colombiana, regala alla sinistra un consenso superiore al 40%, rendendo in tal modo meno aspra la sconfitta. Elevata, per le abitudini colombiane, l’affluenza alle urne: 53%.
Secondo alcuni osservatori, Duque è stato premiato dal fatto di essersi posto in continuità con Álvaro Uribe, il presidente di inizio XXI secolo, che mantiene ancora oggi ampi consensi nel Paese, soprattutto nei piccoli centri, tra la popolazione con minor grado di istruzione e priva di spirito critico.
25colombia1Nonostante il livello di democrazia mostri chiari sintomi di miglioramento, in Colombia restano presenti fenomeni di corruzione e di compravendita dei voti. Il dibattito elettorale, secondo alcuni, si è deciso sulla sicurezza e sulla libertà di iniziativa privata, anche se il tema del processo di pace resta il punto centrale per il futuro della Colombia.
A questo proposito, la vittoria di Duque pone diversi interrogativi. In campagna elettorale ha detto che cambierà l’accordo con le Farc senza spiegare in che modo agirà. La speranza è che l’accordo, sia pure con qualche modifica, possa essere mantenuto e che il processo di pace possa diventare irreversibile, sia pure in una situazione complessa come presente nel Paese.
La Chiesa colombiana è preoccupata di sottolineare l’importanza che l’accordo di pace venga applicato. Mons. Héctor Fabio Henao, direttore del Segretariato Caritas pastorale sociale della Chiesa colombiana e presidente del Comitato nazionale del Consiglio nazionale della pace, in una intervista al Sir, auspica che il processo di pace possa continuare: “La guerriglia è ormai smobilitata e l’implementazione è giunta a una fase molto avanzata, non si può tornare indietro. Se poi, da parte del nuovo presidente, ci saranno delle proposte, bisognerà che il Governo e le Farc si siedano attorno a un tavolo, si parlino e che giungano a un accordo”. Esponenti delle Farc si sarebbero dichiarati disponibili a dialogare, non a rinegoziare tutto da capo. L’altra incognita è rappresentata dai colloqui con la formazione guerrigliera dell’Eln, che procedono con lentezza all’Avana e che Duque ha dichiarato di voler chiudere senza arrivare all’accordo.