Bufera sul presidente Mattarella per lo stop a Savona ministro

Mentre regna sovrana la confusione sulle possibili soluzioni della crisi dopo la rinuncia di Giuseppe Conte a formare il governo M5S-Lega

Era la più bella Costituzione del mondo. Grandi paladini in sua difesa erano stati, in occasione del referendum sulla riforma costituzionale, proprio Salvini, Di Maio e Di Battista. Ma erano altri tempi. Allora c’era da abbattere Renzi. Oggi gli stessi minacciano di mettere sotto accusa con l’impeachment il presidente Mattarella per aver seguito le norme costituzionali. Lo si accusa di aver tradito la volontà popolare.

Le ipotesi: soluzione in vista?

22CottarelliUna situazione già difficile è precipitata martedì, quando, invece di sciogliere la riserva, Cottarelli è uscito dall’incontro con Mattarella senza alcuna dichiarazione. Poi la ragione: un governo che non ottenesse nessun voto favorevole in Parlamento non avrebbe la forza per rappresentare l’Italia nei confronti dei partner europei né per prendere le necessarie decisioni sul piano economico. Tutto, quindi, potrebbe essere rimesso in discussione: da una fiducia “condizionata” a Cottarelli fino alla riesumazione del contratto Salvini-Di Maio con una diversa soluzione per il ministero dell’economia e anche con possibili aperture dal centrodestra per la fiducia. Una dimostrazione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche rappresenterebbe l’iniezione di fiducia di cui il Paese ha bisogno per non andare allo sbaraglio.

22MattarellaLa vicenda, come si sa, nasce dal rifiuto da parte di Mattarella di accettare la nomina di Paolo Savona a capo del ministero dell’economia. Un nome imposto da Salvini e accettato da Di Maio, i due leader che si contendevano la leadership del Paese e che poi si sono faticosamente accordati su un “contratto” che conteneva il programma di governo. Già parlare di contratto fa dubitare della fiducia esistente tra i partiti: se non si attua qualche suo punto, me ne vado. Oggi sembra che chi vince le elezioni dovrebbe avere il potere di fare ciò che vuole. Non è così. Il bene del Paese esige che vi siano dei bilanciamenti dei poteri negli organi dello Stato.
Per questo c’è la Costituzione. È vero che l’articolo 1 recita che “la sovranità appartiene al popolo”, ma continua precisando che il popolo “la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” stessa. Una sovranità, quindi, che si riconduce alle regole che il popolo stesso, tramite i suoi rappresentanti, si è dato e che sono fissate sulla Carta costituzionale. Nell’articolo 92 è pure scritto che compete al presidente della Repubblica nominare il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri. Il ministero dell’Economia, insieme agli Esteri e alla Difesa, tocca obblighi costituzionali relativi al bilancio e agli impegni internazionali.
Per il suo debito l’Italia paga oltre 65 miliardi di interessi annui e molti dei 2.300 miliardi di debito sono sulle spalle degli italiani. Oggi vanno rifinanziati 400 miliardi di debito che si devono cercare in giro per il mondo. Per la nomina del ministro Savona non si trattava soltanto di questioni di opinione: si trattava di individuare una persona che desse fiducia agli investitori sia italiani che stranieri.

Il presidente incaricato, Giuseppe Conte, si avvia ad annunciare la propria rinuncia dopo l’incontro con Mattarella
Il presidente incaricato, Giuseppe Conte, si avvia ad annunciare la propria rinuncia dopo l’incontro con Mattarella

È vero che nell’ultimo “contratto” presentato a Mattarella non si parlava della remissione di 250 milioni di euro né del piano “B” per l’uscita dall’euro ma sta di fatto che queste cose erano presenti in bozze precedenti in coerenza con le idee propugnate ampiamente in tutti questi anni.
In tutta la campagna elettorale il tema euro non è quasi mai emerso, per questo ha destato meraviglia l’impuntatura di Salvini su Savona all’Economia. A qualcuno è sorto il sospetto che si cercasse una via d’uscita per ritornare alle urne essendo i due molto attenti agli andamenti dei sondaggi ed essendo anche consapevoli di aver fatto promesse che ogni giorno di più apparivano chimere.
Non va dimenticato che i tempi di questa crisi sono stati lunghi, si sono battuti tutti i record e non si può negare che il Presidente le abbia tentate tutte concedendo tutto ai due “vincitori” delle elezioni anche i tempi supplementari. Ha accettato un presidente del Consiglio non eletto e tutti i nomi che gli sono stati proposti, nomi che avrebbe dovuto indicare il presidente incaricato, come prevede la Costituzione, e che invece sono stati scelti in precedenza da Di Maio e da Salvini.
Ha chiesto che venisse sostituito, come è sua prerogativa costituzionale, il ministro dell’Economia accettando anche politici di area. Nei suoi confronti c’era stata la scorrettezza di annunciare pubblicamente il nome scelto dai partiti e di dichiararlo irremovibile. Questo sì è apparso come un diktat nei confronti del Presidente che sarebbe stato ridotto a puro esecutore.
Se si ha senso dello Stato e la consapevolezza che non si può soggiacere ai soprusi, soprattutto quando si tratta della prima carica dello Stato, è bello che qualcuno ricordi a questo Paese che la dignità delle istituzioni e di ogni persona è un valore che non ha prezzo. Soprattutto quando, fino al momento della crisi, non erano mancate parole di elogio da parte dei “protagonisti” che erano al corrente delle regole: il 23 maggio (sembra un secolo fa) Di Maio aveva detto ai giornalisti: “Non fate retroscena sui ministri” perché “i ministri li sceglie il presidente”. Poi il finimondo.

Giovanni Barbieri