Teatro a Bagnone: “Vivo in una jungla, dormo sulle spine”

16Vivo_junglaSher, il protagonista dello spettacolo teatrale “Vivo in una jungla, dormo sulle spine” (verso di un poema popolare pakistano) è un rifugiato, approdato in Italia dopo una pericolosa fuga dal suo Paese d’origine. Pochi gli anni, tante le esperienze, troppi i drammi già vissuti, comuni a quell’esercito infinito di persone costrette ad abbandonare, quel poco o tanto che possiedono, soprattutto gli affetti e le radici, pur di salvarsi la vita.
In Italia Sher entra in una comunità per minorenni richiedenti asilo ed affidato ad un’avvocatessa tutrice: Viviana. L’animo del giovane è segnato da indelebili cicatrici, quelle che lasciano per sempre le rughe nell’interiorità per cui non è facile inserirsi nei nuovi contesti e relazionarsi serenamente con le persone che si incontrano. Infatti, all’inizio, Sher non riesce ad entrare in empatia con colei che vuole tutelarlo chiedendogli, però, di non nasconderle nulla e di narrare la verità.
Dopo i primi scontri, la relazione si trasforma, a poco a poco, in affetto sincero e profondo tanto che l’avvocatessa acconsente ad accogliere, nella sua casa, il ragazzo che comincia a chiamarla “mamma”.
Già la mamma! Colei che dà la vita. Primo e ultimo nome sulle labbra degli uomini poiché l’amore materno non conosce né barriere, né ostacoli.
Certo Viviana, professionista conosciuta, apprezzata, moderna aprendo le porte della sua casa ad un ragazzo analfabeta, forse delinquente, che ha comunque un bagaglio di forti esperienze, rischia di compromettere sia la sua immagine che la relazione sentimentale che ha con il responsabile della casa di accoglienza.
Sher, per proteggersi, si cela dietro una ragnatela di bugie. Viviana non è tanto ingenua da non capire eppure quel ragazzo non la lascia indifferente, anzi demolisce quelle certezze su cui l’avvocatessa aveva costruito la sua esistenza.
Esistenza apparentemente lineare, senza sbavature, eppure intessuta di ipocrisie che, sovente, non vogliamo vedere perché “la facciata” è di moda. Soltanto ascoltando le solitudini di chi ci sta accanto ed accogliendo la loro cultura, considerando la diversità risorsa e arricchimento, è possibile creare armonia con noi stessi. La tematica della serata, di grande attualità, ha attirato l’attenzione del numeroso pubblico che ha sciolto il phatos in ripetuti applausi.
Bravi, davvero, gli attori: Amanda Sandrelli, Luchino Giordana e Alessio Zirulia. Il testo (regia di Lucia Sicignano), scritto in collaborazione con Shahzeb Iqbal è stato finalista al Premio “Fratti 2016” ed ha vinto il Premio Inedito 2016 al Salone del libro di Torino.

Ivana Fornesi