
Lettera al direttore da parte dell’autore di Occhi tra le foglie, romanzo sotto attacco da parte dell’Anpi

In una lettera indirizzata al direttore de Il Corriere Apuano, Giacomo Pinelli esprime “alcune considerazioni” personali sulla polemica suscitata dal comunicato di cui abbiamo dato ampio resoconto, con il quale il Consiglio Direttivo dell’A.N.P.I. “Laura Seghettini” di Pontremoli “si scaglia contro Occhi tra le foglie, contro la sua rappresentazione teatrale, contro il progetto di realizzarne una grapich novel” sul nostro settimanale. La lettera di Pinelli inizia “partendo dall’assunto che è sempre pericoloso e intellettualmente controverso confondere la realtà storica e la fiction letteraria: è logico e naturale che la trama del romanzo non ricalchi fatti realmente accaduti in Lunigiana all’epoca del conflitto”. Detto questo, l’autore del romanzo in questione precisa che “sono e sarò sempre antifascista e consapevole del fondamentale ruolo svolto dal movimento partigiano durante la guerra di Liberazione”; una convinzione che però “non potrà mai essere un freno alla creatività e alla necessità di dipanare nelle mie pagine la trama di una mia opera”. “Se dalle pagine del romanzo e dalla trasposizione teatrale emergono immagini saltuarie di partigiani che compiono azioni deplorevoli – continua Pinelli – è soltanto perché tutto ciò è plausibile, ma lasciar intendere che questo sia un tentativo di revisione storica dimostra chiusura mentale e preconcetto”. Lo scrittore, poi, evidenzia il fatto che “il protagonista di Occhi tra le foglie è un vecchio partigiano, descritto come personaggio positivo e generoso, che sente la vita scivolargli via e nutre il desiderio di appianare i tormenti di una vicenda familiare” e, riferendosi alle critiche rivolte ad una sua intervista, afferma che questo è “come ammettere che nessuno del direttivo Anpi si è preso la briga di leggere il romanzo o di assistere alla rappresentazione teatrale”. Ammette che si possano avere dubbi “sull’opportunità di proporre un’opera dalla complessa lettura a giovani studenti nella settimana che porta al Giorno della Memoria, ma per confrontarsi su questo tema sarebbe bastata una telefonata”. Per il resto, ricorda, “il progetto Occhi tra le foglie continua da due anni e non ci siamo mai nascosti, anzi ne abbiamo dato il maggior risalto possibile. Mai ci è giunta una voce in tal senso”. Precisa anche inoltre di aver “scritto il romanzo raccogliendo i ricordi di un partigiano di Montelungo, deceduto qualche anno fa… Del suo apprezzamento mi faccio vanto, così come di quello di tante, tante persone, dichiaratamente antifasciste, che hanno capito lo spirito che permea il romanzo e che ci siamo sforzati di far rivivere nell’opera teatrale”. Tra queste “il figlio di un ufficiale inglese, che ha sostenuto la Resistenza, è venuto a stringermi la mano alla fine dello spettacolo dell’anno scorso”. Il romanzo, infine, “è pubblicato dalla casa editrice Fedelo’s di Parma, il cui proprietario, Andrea Marvasi, è un fiero antifascista (basta guardare i titoli del catalogo per rendersene conto) e ha creduto così tanto nel libro da farne il titolo di punta della propria proposta editoriale”. Andando verso la conclusione della sua lettera, Pinelli si dichiara disposto ad accettare “le critiche alla mia opera, ma dal punto di vista letterario e qualitativo. Non sono disposto a subire attacchi alle mie convinzioni intime e personali da chi invita a vigilare, con tempistiche piuttosto dubbie, su un testo che è stato pubblicato sei anni fa e su uno spettacolo andato in scena l’anno scorso per quattro volte nel teatro cittadino… non permetto che mi si accusi di rigurgiti fascisti o di revisionismo, semplicemente perché è un’accusa falsa e, inoltre, perché non posso pensare di limitare la mia libertà di espressione per non rischiare di andar contro a chi si erge a unico paladino della verità. Imbavagliare le voci è sempre, questo sì, un rischio per la democrazia”.