La solita storia su ricchezza e povertà

04editorialeLa storia – nel senso di scienza ma anche di racconto – non cambia: ad ogni nuovo rapporto economico che cerca di fare chiarezza sulla situazione dei singoli nei confronti della ricchezza e della povertà, le conclusioni sono sempre le stesse: i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri… sempre più poveri. Il principio si conferma anche quest’anno analizzando i dati che emergono dal nuovo rapporto – “Ricompensare il lavoro, non la ricchezza” – di Oxfam, una confederazione internazionale di 20 organizzazioni riunite sotto lo slogan: insieme possiamo costruire un mondo più giusto senza povertà.
Se sono noti da tempo certi dati scioccanti, ma si potrebbe dire più correttamente ‘incredibili’, come quello dal quale risulta che l’1% della popolazione mondiale possiede quanto il 99% del resto del pianeta – fermiamoci un momento a comprenderne bene la portata – può anche non fare impressione più di tanto venire a sapere che l’82% di maggiore ricchezza registrato nel 2017 è andato a finire proprio nelle capaci tasche di quei pochi privilegiati.
E si potrebbe continuare spulciando le pagine di quel voluminoso rapporto. Rischiando di essere irriguardosi, si potrebbero tranquillizzare le coscienze, proprie e di quell’1%, con la citazione evangelica: “A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha” (Mt13,12), utilizzata con sapiente ironia da Buñuel nel film La Via Lattea.
Una linea che potrebbe riscuotere il consenso del buon Giovanni Calvino, ma che difficilmente può essere giustificata oggigiorno, quando sono ormai stati svelati i meccanismi all’origine di tale ingiustizia. Tra il 2006 e il 2015, sul pianeta, la ricchezza dei… ricchi (scusate la ripetizione) è cresciuta del 13% all’anno; per i comuni mortali che hanno un lavoro normale, comunque sempre più fortunati dei poveri del primo, secondo o terzo Mondo che dir si voglia, si è assestata sul 2%.
Il dramma è che tali disuguaglianze sono originate e sostenute da un sistema economico mondiale ormai fuori da ogni controllo. Merci che provengono dai Paesi più poveri – si potrebbe dire con cinismo: le uniche sul mercato offerte a prezzi accessibili al ceto medio – sono il frutto di lavorazioni basate sullo sfruttamento di chi le produce; senza tale sfruttamento ci potremmo solo sognare di trovare cellulari, vestiti, scarpe a poco prezzo. Lo sappiamo, facciamo finta di dimenticarcene… e tiriamo avanti.
Anche le proposte di Oxfam – politiche di maggiore equità retributiva, tetto agli stipendi dei top-manager protezione dei diritti dei lavoratori, giusta quota di tasse, aumento dei servizi essenziali – pur serie, danno l’impressione di essere dette più per tacitare le coscienze che perché si creda che qualcosa possa davvero cambiare.

Antonio Ricci