
Dopo quattro mesi chiude il 28 gennaio. A Palazzo Reale esposte 20 opere di Michelagelo Merisi, il genio che conobbe gioie e tribolazioni.

Molto appropriato il titolo della mostra “ Dentro Caravaggio ”, che ha attratto tantissimi visitatori, perché le 20 opere esposte sono state revisionate con studi di ultimi documenti e con tecniche di diagnostica scientifica con raggi x, radiazioni infrarosse e ultraviolette sulla materia fisica, sugli indizi che, non desumibili ad occhio nudo, aiutano a capire la modalità esecutiva dell’opera d’arte e il processo creativo dell’artista. I risultati di questo andare “dentro”, esposti nel retro di ogni quadro, rivelano la preparazione chiara e scura, spesso lasciata a vista, per accogliere la stesura pittorica, per il passaggio dalle parti più in ombra a quelle più in luce e dicono le modifiche.
Ed è la luce la protagonista suprema della nuova pittura del Caravaggio, dà il nuovo intendimento delle cose così come le percepisce il nostro occhio. Il percorso espositivo parte da “La Maddalena” colpita da un abbraccio luminoso che esalta il bianco della camicia, il carnato del collo reclinato e delle mani conserte e dà rilievo al fluire dei capelli, alla veste preziosa damascata: un incanto di fanciulla popolana che sta su uno sgabello regale come su un trono.
È una delle opere create per venderle da un Caravaggio nel bisogno economico prima di trovare i grandi committenti e protettori (tra questi anche il cavaliere di Malta Ippolito Malaspina di Fosdinovo) nella sua movimentata esistenza. La luce sempre dà rilievo alle figure e alla loro espressività: alla maliziosa chiromante de “La buona ventura”, nel “Riposo nella fuga in Egitto”, nella “Madonna di Loreto”, nei Santi Giovanni e Francesco, in Isacco che urla afferrato dal vigore delle mani di Abramo, nel ”Ragazzo morso da un ramarro”, nelle scheletrite nude braccia e nel macilento corpo di “San Gerolamo scrivente”.
Caravaggio, che inizia il grande filone delle “Nature morte”con i magnifici Canestri di frutta, nelle opere in mostra a Milano dà prova del nuovo soggetto in vari dettagli delle composizioni, nei riflessi di oggetti su ampolle d’acqua e specchi convessi, nelle specie botaniche. Nelle sale sono in vista stralci biografici ripresi da studi d’epoca e contemporanei che fanno percepire qualcosa di un pittore la cui grandezza è ineffabile. Un uomo che conobbe successi e tribolazioni, non amato dai pittori coevi tanto era innovativo, diventato nel tempo cupo, di personalità misteriosa, ma pure animato da un senso spirituale e religioso della vita che nasceva da esigenze sincere e non per obbedire ai canoni culturali della Controriforma.
Meditare sulla morte è un atto religioso: molte scene di martirio, di violenza mortale dicono di questa dimensione esistenziale del Caravaggio, che è stata ben illuminata da Alessandra, l’espertissima guida che ha accompagnato un gruppo della nostra sezione Unitre. (m.l.s.)