
Papa Francesco ai giornalisti dell’Unione Stampa Periodica e della Federazione Settimanali Cattolici “lavorare nel settimanale diocesano significa ‘sentire’ in modo particolare con la Chiesa locale”
“Voi avete un compito, o meglio una missione, tra le più importanti nel mondo di oggi: quella di informare correttamente, di offrire a tutti una versione dei fatti il più possibile aderente alla realtà: siete chiamati a rendere accessibili a un vasto pubblico problematiche complesse, in modo da operare una mediazione tra le conoscenze a disposizione degli specialisti e la concreta possibilità di una loro ampia divulgazione”, così papa Francesco nel discorso di saluto ai membri dell’Unione stampa periodica italiana (Uspi) e della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) ricevuti in udienza sabato mattina nella sala Clementina.
“La vostra voce, libera e responsabile – ha detto il Papa -, è fondamentale per la crescita di qualunque società che voglia dirsi democratica, perché sia assicurato il continuo scambio delle idee e un proficuo dibattito basato su dati reali e correttamente riportati”. La media e piccola editoria “possiede, nella propria impostazione, salutari vincoli che la aiutano a generare un’informazione meno massificata, meno soggetta alla pressione delle mode, tanto passeggere quanto invadenti. Essa infatti è geneticamente più legata alla sua base territoriale di riferimento, più prossima alla vita quotidiana delle comunità, più ancorata ai fatti nella loro essenzialità e concretezza”.
Un sorriso per ognuno dei presenti
Percorrendo gli ambienti ovattati dei Palazzi Apostolici si ha l’impressione che niente possa mutare al loro interno: nella bellezza degli arredi, nella raffinatezza dell’insieme, nel cerimoniale controllato a vista dagli addetti. Poi, come spesso accade, basta un gesto, meglio se di qualcuno che conta nell’ambiente, e tutto appare diverso, rinnovato, più “vicino”. È quanto successo nel corso dell’udienza papale di cui riferiamo qui a fianco. L’emozione è sempre forte, quando si può partecipare ad un incontro con il Papa in un ambiente più raccolto di quello che possono essere la piazza e la basilica di S. Pietro e così è stato anche sabato scorso. Ma il fatto nuovo e sorprendente è stata la scoperta, al termine della parte ufficiale dell’udienza, che il Papa aveva l’intenzione di salutare non solo alcuni rappresentanti delle associazioni ma tutte le 400 e più persone presenti in sala Clementina singolarmente, una ad una. Questa scelta ha suscitato un vero e proprio moto di commozione che ha attraversato la sala e si è impresso fortemente nei cuori di ognuno di noi, come è risultato, poi, dagli scambi di opinioni all’uscita. Ci si è sentiti accolti come operatori impegnati nel non facile ambito dell’informazione, ma soprattutto come persone, una per una, da un “padrone di casa” che non si accontenta di salutare alcuni tra gli ospiti che sono venuti a trovarlo, ma vuole avere un contatto diretto con tutti e, con quel gesto, ringraziare uno ad uno i presenti. Come si diceva, un gesto semplice – di cui resteremo per sempre grati al Santo Padre – ma che ha confermato la particolare sensibilità di Francesco e la sua capacità e voglia di andare oltre i cerimoniali. (a.r)
“Si tratta di un giornalismo strettamente connesso alle dinamiche locali – ha detto il Papa -, alle problematiche che nascono dal lavoro delle varie categorie, agli interessi e alle sensibilità delle realtà intermedie, che non trovano facilmente canali per potersi adeguatamente esprimere”. A questa logica “partecipano anche i settimanali diocesani iscritti alla Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), di cui ricorre in questi giorni il 50° anniversario. Essi possono rivelarsi utili strumenti di evangelizzazione, uno spazio nel quale la vita diocesana può validamente esprimersi e le varie componenti ecclesiali possono facilmente dialogare e comunicare”. Per Francesco, “lavorare nel settimanale diocesano significa ‘sentire’ in modo particolare con la Chiesa locale, vivere la prossimità alla gente della città e dei paesi, e soprattutto leggere gli avvenimenti alla luce del Vangelo e del magistero della Chiesa”. Elementi che sono “la ‘bussola’ del suo modo peculiare di fare giornalismo, di raccontare notizie ed esporre opinioni”.
Il Pontefice ha sottolineato che “i settimanali diocesani, integrati con le nuove forme di comunicazione digitale, rimangono pertanto strumenti preziosi ed efficaci, che necessitano di un rinnovato impegno da parte dei Pastori e dell’intera comunità cristiana e della benevola attenzione dei pubblici poteri”.
“Si avverte l’urgente bisogno di notizie comunicate con serenità, precisione e completezza – ha ribadito il Papa -, con un linguaggio pacato, in modo da favorire una proficua riflessione; parole ponderate e chiare, che respingano l’inflazione del discorso allusivo, gridato e ambiguo. È importante che, con pazienza e metodo, si offrano criteri di giudizio e informazioni così che la pubblica opinione sia in grado di capire e discernere, e non stordita e disorientata”.
“La società – ha proseguito – ha inoltre bisogno che il diritto all’informazione venga scrupolosamente rispettato assieme a quello della dignità di ogni singola persona umana coinvolta nel processo informativo, in modo che nessuno corra il rischio di essere danneggiato in assenza di reali e circostanziati indizi di responsabilità. Non bisogna cadere nei ‘peccati della comunicazione’: la disinformazione – cioè dire soltanto una parte – la calunnia, che è sensazionalistica, o la diffamazione, cercando cose superate, vecchie, e portandole alla luce oggi: sono peccati gravissimi, che danneggiano il cuore del giornalista e danneggiano la gente”.
“Per tutti questi motivi – ha richiamato il Pontefice – è dunque auspicabile che non venga meno l’impegno da parte di tutti per assicurare l’esistenza e la vitalità a questi periodici, e che vengano tutelati il lavoro e la dignità del suo compenso per tutti coloro che vi prestano la loro opera”.
Infine, papa Francesco ha incoraggiato “tutti voi, membri dell’Uspi e della Fisc, a continuare con impegno e fiducia il vostro lavoro” e ha invitato “la società civile e le sue istituzioni a fare il possibile perché la media e piccola editoria possa svolgere il suo insostituibile compito, a presidio di un autentico pluralismo e dando voce alla ricchezza delle diverse comunità locali e dei loro territori”.