Ong e migranti: una campagna mediatica che suscita perplessità

migrantiGrosse ombre, in questi mesi, si sono addensate sulle Organizzazioni non governative (Ong) che operano nel mar Mediterraneo, insieme alla Guardia di Finanza e alla Marina Militare, per portare soccorso ai disperati dei gommoni in fuga dalla guerra o dalla fame e dai famigerati campi libici. Lo scorso anno le navi delle Ong hanno soccorso 46.796 persone su un totale di 178.415 arrivi; nei primi tre mesi di quest’anno 7.632 su un totale di 23.832.
Cosa è accaduto? Mentre fino allo scorso anno le operazioni di soccorso in mare erano seguite con ammirazione e gratitudine, ad un certo punto è iniziata una narrazione giornalistica nuova sia sulla carta stampata che sulle tv: si è introdotto l’elemento del “sospetto”. Si è insinuato di contatti tra le Ong e le reti di trafficanti del mare e si è speculato sulle origini dei fondi di finanziamento delle attività di ricerca e soccorso. Conclusione logica: le Ong speculano sui profughi e ne traggono profitto.
L’analisi della svolta sui mezzi di comunicazione viene affrontata dal Rapporto “Navigare a vista” redatto dall’Osservatorio di Pavia, Carta di Roma e Cospe. L’ammirazione per i soccorritori non è venuta meno di colpo. Le prime insinuazioni si sono avute alla fine del 2016; nel febbraio 2017 Frontex afferma che le Ong sono una fonte di attrazione per le persone che si trovano in Libia.
Nel frattempo entrano in ballo le accuse di un video-blogger, riprese da alcuni giornali e alcune reti televisive. Se a tutto questo si aggiunge il procuratore di Catania, il quale sostiene che alcune Ong potrebbero persino avere l’obiettivo di destabilizzare l’economia italiana e di essere a conoscenza di contatti tra alcune Ong e i trafficanti, si capisce che la frittata è fatta.
L’attacco politico è già lanciato da parte di M5S e Lega Nord, con l’esercito dei vari editorialisti e commentatori, nel tentativo non solo di delegittimare l’operato delle Ong, ma di mettere in cattiva luce tutto l’impianto di soccorso. E si sa che il sospetto è duro a morire. A nulla è valsa la presa di posizione di Frontex, che rivedeva il suo giudizio sulle Ong dichiarando che non ha mai accusato le Ong, limitandosi a considerare che sono i trafficanti a trarre vantaggio dalla situazione e che la presenza delle Ong in mare ne è una “involontaria conseguenza”: peccato che di questa dichiarazione non vi sia traccia sui giornali, mantre si dà ampio risalto a sospetti avanzati senza portare le prove. Intanto, alla Commissione Difesa del Senato si è conclusa l’indagine conoscitiva ”sul contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori che interessano la rotta del Mediterraneo e sull’impatto delle attività delle Ong” nella quale sono state smentite tutte le illazioni: peccato che la notizia sia stata poco apprezzata e divulgata!

Giovanni Barbieri