
Ci risiamo, purtroppo. E chissà quante volte ancora la spia rossa sarà puntata sugli assurdi comportamenti di troppi adolescenti capaci di trasformarsi, in una manciata di minuti, in spietati assassini! Le cronache di certi gesti non possono lasciarci indifferenti, né permetterci assoluzioni a buon mercato. Siamo, comunque, tutti coinvolti poiché non esiste “quiescenza” per la responsabilità educativa.
La casa, recinto degli affetti veri; la scuola, scudo per attrezzare i giovanissimi ad affrontare le difficoltà della vita; la società, che dovrebbe dare le giuste risorse etico–morali, sembrano essersi trasformate in incubatrici di percorsi sbagliati dove manca la rispettiva capacità di cementare i rapporti ed il tempo per provare a capire la generazione di questi ragazzi per i quali il progetto ha il respiro di un giorno, l’interesse la durata di un’emozione e il gesto non esprime uno stile di vita.
Non abbiamo attenuanti poiché non comprendiamo il disagio, non incanaliamo in modo giusto le pulsioni di un’età difficile come l’adolescenza, non coltiviamo l’affettività, costruendo, senza volerlo ma in modo irrimediabile, la trama di una mentalità che genera comportamenti sbagliati con conseguenze drastiche.
Urge ascoltare i ragazzi con vigile attenzione che prevenga, e intercetti, certe tendenze negative. Bisogna “perdere” tempo prezioso con loro e per loro, per non abbandonarli al circuito di violenza, di aggressività, di volgarità e di indifferenza che si è venuta a creare attorno a noi. Diversamente gli adolescenti si rifugeranno nell’isolamento, nel web, nel branco.
Quando la debolezza sconvolge il ragionamento, quando salta il collegamento con gli adulti e la capacità di distinguere il bene dal male, possono esplodere gesti estremi, accesi da futili motivi. Abbiamo mollato le redini dei ruoli chiari, abbiamo permesso loro di scambiare la vita reale con quella virtuale senza imporre regole, condizioni, leggi e gli utili paletti dei ‘no’ che fanno crescere.
Alla base di una esplosione di violenza, dicono gli esperti, c’è sempre un disagio nascosto o una mancanza di comprensione, unilaterale o reciproca. Come arginare un così triste fenomeno? Non esistono né formule, né bacchette magiche. Servono coraggio, passione educativa, determinazione, autorevolezza, voglia di capire, con il confronto o anche con lo scontro costruttivo. Serve la coerente testimonianza di valori forti che danno senso pieno all’esistenza. Forse non basterà. Ma vale la pena provarci.
Ivana Fornesi