
Sabato 18 febbraio il comune di Lerici ha voluto ricordare il poeta Paolo Bertolani (1931-2007) nel 10° anniversario della sua scomparsa (morì il 19 febbraio).
In tarda mattinata a La Serra (frazione di Lerici dove è nato) è stata posta una corona sulla targa che recita una delle sue celebri poesie. Nel pomeriggio, nella Sala del Consiglio del municipio di Lerici, si è tenuto un partecipato incontro. Erano presenti, tra gli altri, le figlie di Bertolani Laura e Cecilia e la moglie Mariangela Bacega. Il sindaco di Lerici Leonardo Paoletti ha affermato: “Paolo Bertolani è il nostro cuore, la nostra anima. È il cittadino che ha espresso più di tutti le nostre naturali origini.”
Il consigliere Riccardo Bini commemorando l’amico, già dipendente del comune (Bertolani era agente di polizia municipale), ha chiesto un minuto di silenzio. L’assessore alla pubblica istruzione Laura Toracca ha annunciato che da quest’anno le poesie di Paolo Bertolani sono entrate a scuola: due ragazzi delle scuole medie di Lerici per l’occasione hanno letto pubblicamente testi del poeta. Adriana Beverini (responsabile del Premio “Lerici Pea”) ha messo in luce i suoi rapporti con Bertolani e con il “Lerici Pea”: dall’ex aequo del 1990 nella sezione “inedito” con Francesco Brusco (che non gli piacque) sino al successo nel 2002 nell’ “edito” con “Libi”.
Fu proprio la Beverini a proporre l’istituzione nel 2007 della sezione “poesia dialettale” del Lerici Pea intitolandola a Bertolani. Mariangela Bacega (moglie) “contenta di averlo conosciuto e amato” ha spiegato come in questi dieci anni la famiglia si sia prodigata per mettere a posto i suoi libri e la sua biblioteca, per tramandare il suo ruolo di “custode delle voci”.
Il critico letterario Stefano Verdino (docente all’Università di Genova), partendo dalla “fedeltà al luogo”, alla sua “contea di Levante”, espressa in “Incertezza dei bersagli” (Guanda 1976), ha sottolineato come sia giunto al “parlar materno” di “Seinà” (“Serate”, Einaudi 1985), “libro decisivo” ed ha citato un incontro avvenuto il 17 febbraio 1986 con gli studenti dell’Università di Parma in cui esplicitava questo suo voluto approdo al dialetto. Verdino ha poi passato in rassegna le sue opere. In “E góse, l’aia” (“Le voci, l’aria”, 1988) il racconto si popola di vari personaggi con destino breve. In “Avéi” (“Beni” 1994) si ha la doppia articolazione tra racconto e voce lirica. Interessanti pure i due viaggi poetici, il “Diario greco” (1989), in dialetto, dove la Grecia è Lerici e “Dall’Egitto” (1991).
Con vera maestrìa Verdino ha citato versi e scritti rivelando un “uomo coltissimo” ed ancora un “uomo del popolo ma estremamente signorile, dotato di grande capacità di affabulazione.” Silvio Vallero (ex assessore alla cultura e membro di giuria del premio Paolo Bertolani) ha ricordato il suo “senso dell’ironia” e la sua capacità di “imitare in modo straordinario Mario Soldati” con il quale fu in grandi rapporti. “Editammo – ha affermato – Trombe di carta, Piccolo cabotaggio e Raità da neve”.
Vallero, che nell’arco del pomeriggio ha letto con passione e competenza i versi in dialetto del conterraneo, ha chiuso riportando l’intervento che fece Paolo Bertolani nel 2006 quando, proprio nella stessa sala del consiglio, ricevette la “cittadinanza onoraria”. L’incontro si è chiuso con la performance dell’attore Toni Garbini che ha ottimamente interpretato il racconto “Una domanda dall’albero” tratto dal libro “Il custode delle voci”.
Marco Angella