Che cosa resta della Quaresima?

Fino a pochi anni fa era “il tempo forte” per eccellenza, significativo per la durata; per segnare uno stacco netto rispetto al carnevale; per essere il cammino che porta alla fine e al principio di tutta la spiritualità cristiana

Pieter Bruegel il Vecchio, "Lotta tra Carnevale e Quaresima" (1559), Vienna, Kunsthistorisches Museum
Pieter Bruegel il Vecchio, “Lotta tra Carnevale e Quaresima” (1559), Vienna, Kunsthistorisches Museum

Non sono pochi i momenti legati alla vita della Chiesa che hanno subito significative variazioni dalla fine del secondo dopoguerra ad oggi. Non è certo da oggi che si parla di ‘secolarizzazione’, un fenomeno che, a ben guardare, non coinvolge soltanto coloro che nel suo nome sono andati sempre più allontanandosi dalla fede e da uno stile di vita con essa coerente.
La modifica, se non l’allontanamento dalle pratiche di pietà riguarda sempre più anche i credenti praticanti, frastornati da messaggi urlati con ogni mezzo: fino a qualche decennio fa erano i giornali, poi la televisione e il cinema, ora a farla da padrone è la rete. Non che questo significhi di per sé una diminuzione della qualità della fede vissuta, ma di certo sta ad indicare il venir meno di un ‘humus’ favorevole alla pratica religiosa.
Molti potrebbero essere gli esempi capaci di supportare quanto sopra affermato. Il Natale con al centro l’albero, invece di Gesù Bambino; la Pasqua ridotta alla prima uscita ‘fuori porta’; l’Avvento, da sempre un po’ fratello minore tra i ‘tempi forti’, quasi inavvertito.
Poi c’è la Quaresima, ‘tempo forte’ per eccellenza, significativa per la durata; per segnare uno stacco netto rispetto al carnevale; per essere il cammino che porta alla fine e al principio di tutta la spiritualità cristiana. Cosa resta della Quaresima di solo mezzo secolo fa ai nostri giorni? E, come dicevamo prima, non solo per chi non varca mai le porte delle chiese, ma anche per chi ha mantenuto con la pratica religiosa una qualche forma, più o meno profonda, di familiarità? Non si tratta di cedere al piagnisteo del “come era bello”: alcune considerazioni balzano agli occhi in modo eclatante.
Proviamo ad elencare i ‘segni’ che qualche decennio fa lasciavano intendere a tutti, sena possibilità di oblio, che la Quaresima era iniziata. Nella vita di tutti i giorni: il ballo, già ‘condanato’ in genere, era bandito; il cinema, come ogni altra forma di divertimento, caldamente ‘sconsigliato’. Il venerdì si restringeva ulteriormente l’abituale astinenza dalla carni; erano raccomandati ‘sacrifici’ (i ‘fioretti’ per i bambini) che portavano a rinunce a qualcosa che poteva dare piacere. Evidenti i segni esteriori negli edifici sacri: crocifissi e statue coperti con panni viola, altari spogli. Così fino a giungere alla Settimana santa, con il culmine del Venerdì, giorno in cui anche radio e televisione si adeguavano al lcima spirituale della giornata trasmettendo musica sacra o classica e programmi non ‘leggeri’.
Un contesto sociale, quindi, che nello stesso tempo ‘obbligava’ e favoriva la disposizione dei singoli ad una sostanziale accettazione della Quaresima come momento dell’anno da vivere in modo diverso, sia a livello ecclesiale che della società civile. Tanta parte di questo clima è svanita. Come si diceva, non solo per i ‘laici’, nel senso dei non credenti, ma un po’ per tutti i simboli esteriori sono venuti meno o hanno perso buona parte del loro essere.
Oggi non si può, non dico prentendere, ma nemmeno immaginare che il ritmo della vita possa adeguarsi ai tempi della liturgia: chi potrebbe pensare di uniformare i comportamenti di un sistema di mass media frantumato in tante forme, in tanti Paesi, in tante diverse proprietà? O chi potrebbe immaginare di indurre il sistema della grande distribuzione ad un rallentamento dei ritmi per favorire le ‘rinunce’ dei consumatori? E così si potrebbe dire degli spettacoli, dei viaggi, dei divertimenti in generale. Come per tanti altri aspetti riguardanti la fede e la religione, anche per il modo di vivere la Quaresima, come altri ‘momenti forti’, la strada che oggi appare più praticabile è quella della testimonianza che parte dai comportamenti dei singoli. Un cammino che va in senso contrario rispetto a quanto accadeva nel passato sopra descritto: le scelte di vita dei singoli alternative al sistema in voga possono favorire il ricrearsi di un clima spirituale favorevole alla riscoperta di alcuni gesti e atteggiamenti ‘fuori moda’, senza illudersi che si possa tornare, almeno nel breve, allo status quo cui si faceva riferimento.
È un invito che giunge anche da papa Francesco, che nel suo messaggio ci ricorda che “la Quaresima è il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina”.

Antonio Ricci