Pontremoli: una stanza dei colloqui per le ragazze del carcere

Il progetto pensato per garantire maggiore intimità tra detenute e parenti. Presentata anche la nuova associazione “Ponti Aperti”

L'interno della nuova stanza dei colloqui
L’interno della nuova stanza dei colloqui

Una stanza dei colloqui, realizzata con colori vivaci, quadri e giochi che contribuiscono a creare una piccola oasi di serenità e tranquillità tra le mura carcerarie. Un’iniziativa che è stata presentata lunedì scorso nella sede dell’istituto penale minorile di Pontremoli e che è stata realizzato con la fondamentale collaborazione del Soroptimist Club Apuania, associazione che si occupa, a livello internazionale, dei diritti delle donne. Grazie a questo progetto le ragazze ospiti dell’istituto potranno confrontarsi con la giusta intimità con le operatrici, avere colloqui (anche tramite computer) con i genitori ed anche incontrare i loro bambini. Anzi, nelle intenzioni del Soroptimist, l’iniziativa è pensata principalmente per questo, come evidenziato dalla vicepresidente nazionale del Soroptimist, Anna Edy Pacini, per creare un momento intimo e privato “a misura di bambino” per i colloqui con le giovani genitrici recluse. Un progetto che vuole sensibilizzare sull’attenzione sui minori (anche se in queste caso le stesse carcerate sono minorenni) che si rapportano alla realtà carceraria, sul loro diritto all’affettività e all’accoglienza in un ambiente a loro consono. Una stanza che, come ha spiegato Antonella Piccini, direttrice della sezione Apuania del Soroptimist Club sono state le stesse ospiti dell’istituto ad impostare nell’arredamento e nei colori della stanza. A raccontare la genesi, quasi baciata dalla sorte, dell’iniziativa è stato il direttore del carcere, Mario Abrate, “durante un colloquio tra un’operatrice e una detenuta mi sono trovato a passare nelle vicinanze e ho notato che la ragazza era commossa. Segno di un colloquio intenso e toccante e che quindi era disturbato dalla presenza mia e degli altri operatori. Stavo quindi pensando a come risolvere questa problematica creando un luogo appartato e intimo quando, proprio nello stesso giorno, mi è giunta una mail in cui l’oggetto era ‘creazione di una sala per il colloquio delle detenute’. Un segno del destino e il progetto non poteva che andare in porto come effettivamente oggi stiamo facendo”. In precedenza Umberto Moisè, in qualità di presidente, ha presentato la neonata “Associazione Ponti Aperti” di Pontremoli, associazione di volontariato (che attualmente conta circa una ventina di iscritti) che, seppure ai primi passi ha “obiettivi alti” come rivendicato dal presidente. L’obiettivo primario è quello di cercare di creare un confronto culturale, sociale per colmare un gap che rischia di dividere l’istituto penale dalla città “Dobbiamo pensare che il carcere non è esterno alla nostra realtà urbana, anzi è un quartiere di Pontremoli e con esso i cittadini devono confrontarsi e raffrontarsi”. Hanno chiuso facendo un elogio delle iniziative poste in atto, prima il dottor Antonio Pappalardo (direttore interregionale del centro di Giustizia minorile del Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Massa Carrara) e poi l’assessore alle politiche sociali Clara Cavellini. Non ha potuto presenziare all’incontro, per impegni istituzionali, il sottosegretario Cosimo Maria Ferri che in un messaggio, scusandosi per l’assenza, evidenzia come il progetto per la stanza di ascolto “si aggiunge ai tanti già intrapresi dall’Istituto Penale Minorile di Pontremoli, che stanno mettendo sempre in luce le grandi capacità dei suoi dirigenti e del personale penitenziario e amministrativo, che vi lavora con dedizione e passione”

(Riccardo Sordi)