Le foibe, non solo una tragedia della storia

10 febbraio, il “giorno del ricordo”. L’esodo giuliano-dalmata, dramma di una comunità intera

06foibeLe foibe, note in geografia come “depressioni carsiche a forma di imbuto, sul fondo delle quali si apre una profonda spaccatura che assorbe le acque”, sono legate, nella storia, alla tragedia che si è consumata nella regione istriana verso la fine della Seconda guerra mondiale e nel dopoguerra. Vennero largamente utilizzate per liberarsi dei corpi di coloro che erano caduti a causa degli scontri tra nazifascisti e partigiani e per occultare le vittime delle ondate di violenza di massa scatenate soprattutto nell’autunno del 1943 e nella primavera del 1945 da parte del movimento di liberazione sloveno e croato e delle strutture del nuovo Stato jugoslavo creato da Tito.
Un orrore, per quasi mezzo secolo, colpevolmente, rimosso. Migliaia le vittime: 10.137 secondo un’indagine del Centro Studi Adriatici del 1989; circa 30.000 secondo stime popolari; un vero e proprio eccidio alimentato dall’odio etnico. Basovizza, Monrupino, Opicina, Capodistria… sono decine le “foibe” a scavalco del confine che oggi collega Slovenia e Italia, dove trovarono la morte migliaia di persone – molti ex fascisti, ma non solo: anche comunisti e membri antifascisti del Cln contrari alla nazionalizzazione jugoslava del territorio – per lo più per mano delle forze armate che sarebbero diventate la spina dorsale del regime comunista nella Jugoslavia di Tito.
Gli storici hanno cercato di far luce negli ultimi 20 anni, dopo un lungo silenzio, sui fatti che portarono da una parte alla sistematica eliminazione di presunti nemici del totalitarismo che prendeva piede nei territori slavi e balcanici, dall’altra alla triste, sofferta vicenda dell’esodo giuliano-dalmata.
Dal 2004 lo Stato italiano ha riconosciuto il 10 febbraio come “Giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata”. La sua celebrazione è molto importante perché, aldilà delle polemiche sul numero delle vittime, essa serve a capire che non c’è una dittatura buona e una cattiva; contano solo il rispetto e l’applicazione dei valori della libertà, della democrazia e del dialogo. In un periodo storico in cui assistiamo alla nascita di nuovi e pericolosi nazionalismi, alla crescita della xenofobia e delle discriminazioni fondate sul credo religioso, la Giornata è anche un monito – rivolto a tutta l’Europa, chiamata a prendere coscienza di certe tragedie – a non voltare la faccia rispetto alle “foibe” oggi identificabili con quanto avviene, per esempio, nel Mediterraneo. Sono fatti che accadono sotto gli occhi di tutti, legati ad altre tragedie, altre violenze, altre vite perse. (i.f.)