Polemiche a Casola e Fivizzano su “L’atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia”

L’accusa di un sopravvissuto dell’eccidio di Mommio: “l’ANPI si è disinteressata del risarcimento per le vittime”. La replica dell’associazione “se ne devono occupare famigliari e Comuni” con una frecciata alle “dimenticanze” dei comuni di Casola e Fivizzano

Locandina dell'Atlante delle stragi nazifasciste
Locandina dell’Atlante delle stragi nazifasciste

“L’atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia” è questo il titolo del lavoro che nel 2008 fu affidato ad una commissione storica di 10 membri – 5 italiani, 5 tedeschi – per “contribuire alla creazione di una nuova cultura della memoria”. A presiederla fu chiamato il prof. Paolo Pezzino dell’Università di Pisa. Grazie al coinvolgimento di 122 ricercatori e studiosi e di decine di Istituti di ricerca, negli ultimi tre anni è stata realizzata una “banca dati” che censisce le “uccisioni di persone inermi” – ben più delle 10.000 ipotizzate – compiute da fascisti e nazisti, in tutta Italia, nel periodo cha va dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945. Lo studio, promosso dall’ANPI e dall’ Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI), è stato interamente finanziato dalla Repubblica Federale Tedesca. Sono, così, a disposizione di tutti un portale dedicato e un database fruibile sul sito www.straginazifasciste.it che consentono di accedere alla conoscenza di ogni singolo episodio di quel tragico tempo, di cui vengono ricostruiti la “storia, le vittime (attraverso i filtri dell’età, della modalità di uccisione, ad esempio), le responsabilità, le memorie (scritti, lapidi, monumenti….), gli strumenti”. Un’opera grandiosa e pregevole, insomma, di facile consultazione, di grande utilità per ricercatori e per quanti desiderano venire a conoscenza delle tragedie prodotte dalla Seconda Guerra Mondiale; di estrema precisione nella ricostruzione dei fatti, non solo di quelli più noti (Marzabotto, San Terenzo Monti, Vinca, Sant’Anna di Stazzema…) ma di altre centinaia. I lavori furono accelerati dalla sentenza della Corte internazionale dell’Aia (2012), che aveva giudicato illegittime le decisioni del Tribunale della Spezia (2006) e della Corte di Cassazione (2008), che prevedevano un risarcimento per le vittime e miravano a far luce definitiva sulle responsabilità di fascisti e nazisti negli atti di violenza su inermi. Il lavoro si è concluso nel 2016 ed è stato presentato alla Farnesina il 6 aprile dello stesso anno, ma rimane aperto, comunque, per dichiarazione degli stessi autori, ad eventuali altri contributi di testimonianze, di documenti scritti o fotografici e di qualsiasi altro tipo. Tutto bene, dunque, e tutti soddisfatti? Non proprio. Alla presentazione dell’Atlante fatta a Massa il 2 dicembre, infatti, Lido Lazzerini, uno dei sopravvissuti all’eccidio di Mommio – nel quale perse la vita suo padre – ha dato vita ad una dura polemica in relazione alla scarsa, a suo giudizio, esattezza della ricostruzione del fatto, ma soprattutto in merito al disinteresse dell’ANPI per i risarcimenti delle vittime, negati, “mentre i criminali in Germania vivono onorati e protetti”. Il finanziamento di progetti, quale l’Atlante, poi, era da considerarsi solo un “modo alternativo e compensativo” per gettare fumo e sottrarsi ad essi da parte della Repubblica Federale. Queste critiche erano condivise anche dal sindaco di Fivizzano Paolo Grassi. Un documento dell’ANPI nazionale rimarcava il fatto che l’associazione non è titolata “ad occuparsi di risarcimenti, potendo solo rivendicare danni morali, mentre la rappresentanza delle vittime poteva essere esercitata dai famigliari e dai Comuni”. Tra le righe si poteva anche leggere un’accusa ai Comuni di Casola e di Fivizzano di scarsa “presenza nelle commemorazioni dei partigiani caduti nel loro territorio”. Mentre il sindaco di Casola, Riccardo Ballerini, si è trincerato dietro un pilatesco “no comment”, Grassi ha voluto rimarcare l’impegno costante di Fivizzano nel preservare la memoria di quanto accaduto negli ultimi due anni del conflitto mondiale attraverso le commemorazioni, gli incontri con gli studenti, la partecipazione a tutte le iniziative processuali, l’installazione di tecnologie per accedere autonomamente alle informazioni. Il prolungato scontro, cui ha dato ampio risalto la stampa locale, non ha fatto certo bene alla serena ed obiettiva valutazione della presenza partigiana nella Lunigiana orientale, riproponendo i soliti pro e contro da acritico e pregiudiziale tifo calcistico. Una mediazione chiarificatrice e riappacificatrice la sta tentando il presidente provinciale dell’ANPI, Alessandro Conti, richiamando i contendenti al “rispetto reciproco e alla collaborazione”. Questa sembra la strada giusta. Andreino Fabiani