Il ricordo di mons. Aldo Forzoni a 25 anni dalla morte

Resse la diocesi di Massa dal 1970 al 1988

Mons. Forconi
Mons. Aldo Forzoni (1912 – 1991), Vescovo della Diocesi di Apuania e poi di Massa fra il e il 1970 e il 1988.

Esattamente 25 anni fa, il 7 dicembre del 1991, il Vescovo Aldo Forzoni lasciava la dimora terrena per entrare nell’eternità del cielo. Ricoverato presso l’ospedale di Massa, dopo aver trascorso alcune settimane nel nosocomio di Pisa, reparto grandi ustionati, visse gli ultimi giorni della sua vita consumandosi nella sofferenza e abbracciando, con tutte le forze, la volontà di Dio. Come del resto fu tutto il suo cammino umano e spirituale: un lasciarsi guidare da Dio verso l’incontro definitivo con la Trinità beata. Scriveva nel testamento spirituale: “La vita non l’ho mai intesa se non in funzione della morte, cioè della seconda nascita”. Con una celebrazione presieduta dal vescovo Giovanni, presente il capitolo dei canonici della Cattedrale, la Diocesi ha voluto ricordare questo “amato e indimenticabile pastore” che tanto ha segnato il corso della storia, attraverso un esercizio del ministero episcopale, saggio, lungimirante e profetico, ispirato alla carità del “buon pastore”. La messa, nella vigilia dell’Immacolata Concezione di Maria, si è conclusa con la benedizione delle spoglie mortali del presule, custodite nella Cripta, accanto agli altri vescovi della Diocesi. Monsignor Aldo Forzoni è stato vescovo di Apuania e poi di Massa dal 1970 al 1988. Fu l’ultimo a guidare la diocesi prima della nascita della nuova entità ecclesiastica di Massa Carrara-Pontremoli. Nato a Montevarchi (provincia di Arezzo, ma diocesi di Fiesole) nel 1912, entrò in seminario, all’età di 20 anni, dopo un’esperienza lavorativa come operaio. Essendo figlio unico, il distacco da casa fu doloroso ma addolcito dalla fede di sua madre che amò teneramente. Dopo l’ordinazione sacerdotale fu inviato come viceparroco a San Giovanni in Valdarno e poi come parroco della Collegiata di Montevarchi. Nel 1953, all’età di soli 41 anni, Papa Giovanni XXIII lo nominò vescovo di Gravina-Irsina, in provincia di Bari. Nove anni dopo fu trasferito nella diocesi di Diano–Teggiano (SA) e nel 1970 giunse a Massa, succedendo a mons. Carlo Boiardi. Nel 1982 venne colpito da un ictus cerebrale che impose alla sua vita una lunga “via crucis”, con perdita dell’autonomia motoria e della parola. In seguito a questo, gli venne affiancato un Vescovo ausiliare con diritto di successione nella persona di mons. Bruno Tommasi; ma l’aiuto più grande, seppur meno evidente, è quello prestatogli quotidianamente dai suoi seminaristi e dalle altre persone che in vari modi lo assistevano nelle indigenze della malattia. Rinunciò all’incarico nel 1988 e dopo tre anni, a causa di un incidente domestico, che gli provocò ustioni in tutto il corpo, dopo lunghe sofferenze, chiuse per sempre gli occhi al mondo. Chi lo ha incontrato di persona ne ricorda soprattutto gli occhi grandi e penetranti, ora colmi di luce, ora malinconici; la parola fluida e sempre ispirata e intrisa di Sacra Scrittura; il tratto nobile e distinto; l’umiltà e la semplicità dei modi. Fu un pastore capace di ascoltare il suo popolo, coniugando sempre il soprannaturale con la vita quotidiana, attraverso la contemplazione del Crocifisso. La sua è stata una spiritualità “cristocentrica” e alimentata da una devozione filiale alla Vergine Maria. Durante gli anni del suo apostolato, promosse il rinnovamento della catechesi, la missione cittadina, realizzò una TV diocesana, curò la pastorale familiare ed ebbe sempre un occhio di riguardo verso gli ammalati, i poveri e i deboli. Era facile giungere a lui, senza tante anticamere e protocolli da osservare; i poveri erano sempre ammessi nel suo studio. Donò molto ad essi e, quando il terremoto dell’Irpinia colpì quelle terre da lui conosciute ed amate, si prodigò in tutti i modi per inviare aiuti e soccorsi. Libero dentro e fuori, poteva scrivere nel testamento spirituale: “per questa mia estrema, incredibile nudità trovo la gioia di morire e di presentarmi a Lui. Povera pagliuzza arida e spoglia, questa mia esistenza non poteva non riflettere il sole tutte le volte che Lui si degnava rivestirla con i Suoi raggi”.

(Ren. Bru.)