“La nonviolenza: stile di una politica per la pace”

Messaggio del Santo Padre per la 50.ma Giornata Mondiale della Pace

papa_paceIl 1° gennaio si celebra la 50.ma Giornata Mondiale della Pace. Come di consuetudine il papa ha inviato un Messaggio ai popoli e alle nazioni del mondo, ai Capi di Stato e di Governo, nonché ai responsabili delle comunità religiose e delle varie espressioni della società civile.
“In questa occasione – scrive il papa – desidero soffermarmi sulla nonviolenza come stile di una politica di pace. Che siano la carità e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali. Quando sanno resistere alla tentazione della vendetta, le vittime della violenza possono essere i protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace”.
“Il secolo scorso è stato segnato da due guerre mondiali devastanti, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi”.
La violenza che si esercita in tal modo “provoca enormi sofferenze: guerre in diversi Paesi e continenti. A che scopo? Tutto quello che ottiene non è forse di scatenare rappresaglie e spirali di conflitti letali che recano benefici solo a pochi ‘signori della guerra’?”
La violenza, ci ricorda Francesco, non è la cura per il nostro mondo frantumato. “Anche Gesù visse in tempi di violenza, ma tracciò la via della nonviolenza che ha percorso fino alla fine, fino alla croce. Essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza. ‘La nonviolenza per i cristiani, scriveva Papa Benedetto XVI, non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità’. Giustamente il vangelo dell’amate i vostri nemici viene considerato ‘la magna charta della nonviolenza cristiana’: esso non consiste “nell’arrendersi al male ma nel rispondere al male con il bene, spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia”.
“La nonviolenza è talvolta intesa nel senso di resa, disimpegno e passività, ma in realtà non è così. Quando Madre Teresa ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1979, dichiarò: ‘Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri’. ‘Mentre i trafficanti di armi fanno il loro lavoro, ci sono i poveri operatori di pace che soltanto per aiutare una persona, un’altra, un’altra, un’altra, danno la vita’; per questi operatori di pace, Madre Teresa è ‘un simbolo, un’icona dei nostri tempi’… La nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti. I successi ottenuti dal Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell’India, e da Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale non saranno mai dimenticati”. Il papa poi ricorda il contributo offerto dalle comunità cristiane, con la preghiera insistente e l’azione coraggiosa, alla caduta dei regimi comunisti in Europa: “Speciale influenza hanno esercitato il ministero e il magistero di san Giovanni Paolo II. Riflettendo sugli avvenimenti del 1989 nell’Enciclica Centesimus annus (1991), il mio predecessore evidenziava che un cambiamento epocale nella vita dei popoli, delle nazioni e degli Stati si realizza ‘mediante una lotta pacifica, che fa uso delle sole armi della verità e della giustizia’”.
La Chiesa si è impegnata per l’attuazione di strategie nonviolente di promozione della pace in molti Paesi. Col nuovo anno vedrà la luce il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che aiuterà la Chiesa a promuovere “i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato” e della sollecitudine verso i migranti, “i bisognosi, gli ammalati e gli esclusi, gli emarginati e le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati e le vittime di qualunque forma di schiavitù e tortura”. Ogni azione in questa direzione, per quanto modesta, contribuisce a costruire un mondo libero dalla violenza, primo passo verso la giustizia e la pace.