ll 21 novembre 1916 un gruppo di artiglieri morì sul fronte della Grande Guerra.
Due di loro, Albino Cocchi 20 anni e Clemente Pelli 21 anni, erano di Fivizzano.
Il Comune di Forni Avoltri li ha ricordati tutti a cento anni dalla tragedia
Vite buttate via nel fiore della giovinezza: contadini sottratti ai loro campi, pastori portati via dai loro pascoli, cavatori allontanati dalle loro cave, e non più tornati. Ben 303 furono i soldati fivizzanesi morti in quella che è stata definita la “Grande Guerra”, 2.996 in Provincia, 46.911 in Toscana, su centinaia di migliaia di coscritti. Sono passati ormai 100 anni da quella “Apocalisse”, nelle famiglie si sono succedute più di 4 generazioni, i ricordi dei Caduti si sono affievoliti, i racconti dei famigliari sono stati dimenticati, la storia di quella “inutile strage e orrenda carneficina che disonora l’Europa”, dopo che nel 2005 è morto anche l’ultimo combattente, Carlo Orelli, appartiene sempre più agli accademici, alle commemorazioni ufficiali, certo importanti, perché la storia ha sempre qualcosa da insegnare, ma, spesso, “senza volti e senza nomi”.
A Collina del Friuli, frazione di un centinaio di abitanti, situata a 1.250 metri di altitudine nel Comune di Forni Avoltri, provincia di Udine, invece, è ancora vivo il ricordo dei 31 artiglieri travolti e uccisi, il 21 novembre 1916, da una valanga, che precipitò sul loro accantonamento, posto sul versante sud del monte Gola, nelle Alpi Carniche.
Non furono solo le armi o il gas, infatti, ad uccidere in quel conflitto. Basti considerare che nell’inverno 1916/17, valutato il più freddo del XX secolo – su quei monti caddero fino a 10 metri di neve -, a causa delle valanghe morirono ben 10.000 soldati fra italiani ed austriaci. Chissà quanti per il freddo, gli stenti, le malattie, nelle trincee! Furono le “portatrici carniche”, le donne che con le gerle piene di munizioni e viveri, rifornivano i soldati sulle montagne, a riportare, con le slitte degli abitanti del posto, i loro corpi in paese, a Collina, dove, nella chiesa di San Michele, fu celebrato il rito funebre. Quindi furono sepolti nel vicino cimitero.
Nel 1933 i loro resti furono traslati nel Tempio Ossario di Udine, dove sono tuttora. Nel 2004 l’ANA – Associazione Nazionale Alpini – di Forni Avoltri fece restaurare la lapide innalzata nel cimitero con i loro nomi e, quest’anno, ha inteso coinvolgere nelle celebrazioni del ricordo anche i Comuni di provenienza di quei soldati e, tra questi, il Comune di Fivizzano, che ebbe due suoi giovani tra le vittime di quella tragedia: Albino Cocchi di Ceserano di anni 20 e Clemente Pelli di Monzone.
Clemente Pelli aveva 21 anni ed è ricordato dai pronipoti, in particolare da Simonetta Damiani, per i racconti a lei fatti dalla nonna Maria, sorella di Clemente e di Giovanni di anni 19, anch’egli caduto e dato per disperso nella battaglia del Piave. Per lungo tempo il fratello francescano, padre Gregorio – erano 7 i fratelli Pelli – si adoperò per rintracciarne il luogo di sepoltura, ma inutilmente, anche perché l’anagrafe di Fivizzano, dove la morte fu registrata solo nel 1920, probabilmente andò distrutta nel terremoto di quell’anno.
Così ritiene anche il sindaco Paolo Grassi, che domoenica 11 settembre, insieme al vicepresidente ANA provinciale, Piergiorgio Belloni, ha partecipato, coinvolgendo anche i famigliari rimasti, alla cerimonia di commemorazione del centenario nel Comune di Forni Avoltri del Friuli, che si è conclusa con la scopertura di un cippo sul luogo della tragedia. Il sindaco Grassi ha ricordato il grande contributo di sangue che Fivizzano ha dato in quella, come nelle altre guerre. “La pietà per quei poveri ragazzi c’è sempre stata e continuerà”, ha così concluso il suo intervento il sindaco di Forni Avoltri.
Andreino Fabiani