Cittadini disabili: l’Italia “invisibile” chiede il rispetto dei diritti

L’Anmic dice “no” alle discriminazioni legate alla disabilità

41disabilitàLavoro negato, discriminazioni, assistenza insufficiente, barriere architettoniche: a lanciare un appello-denuncia a nome di 4 milioni di cittadini disabili in Italia è l’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (Anmic), la più grande associazione di settore con oltre 150mila iscritti e 104 sedi territoriali.
I cittadini disabili si ritengono “assenti dalle priorità dell’agenda del governo e nella nuova manovra finanziaria, assenti dal dibattito pubblico sulle emergenze del Paese”, e chiedono perciò il rispetto e l’attuazione concreta dei diritti. La loro vita quotidiana, infatti, nonostante l’approvazione di numerose leggi in materia, non sembra affatto migliorare, al contrario.
E non migliora nemmeno quella dei parenti, oltre 3 milioni di persone che in Italia convivono con persone con disabilità – i cosiddetti “caregiver”. Più in generale si stima che almeno 9 milioni di italiani siano costretti a supplire alle carenze dei servizi socio-assistenziali, specie l’assistenza domiciliare, per assistere i figli minori disabili o gli anziani. Sono tante le criticità sollevate dall’associazione (nata nel 1956) che rappresenta tutto il mondo delle disabilità, fisiche e intellettive: le difficoltà nell’inclusione scolastica date dalla carenza di insegnanti di sostegno, le perplessità sulla legge sui “caregiver” in discussione in Parlamento, la solitudine delle famiglie che non riescono a fruire dell’assistenza pubblica, il diritto negato al lavoro.
L’Anmic ritiene perciò “improrogabile” una revisione della legge 68/99. Infatti, nonostante la legge disciplini il collocamento al lavoro delle persone con disabilità, la stessa normativa prevede che i datori di lavoro abbiano la possibilità di pagare un contributo esonerativo nel caso non intendano assumere. Discriminatoria, secondo Alberto Mutti, vicepresidente Anmic, è anche la chiamata nominativa, anziché attingere alle liste degli aventi diritto. Altra nota dolente è il capitolo “discriminazioni”.
La cronaca non manca di riportare casi oltraggiosi. L’ultimo è avvenuto a Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze: un ragazzino disabile di 13 anni è stato minacciato da alcuni coetanei che pretendevano di fargli mangiare una schiacciatina buttata prima nel piatto doccia. Fortunatamente un amico è intervenuto in sua difesa.
L’Anmic da un anno ha attivato un numero verde antidiscriminazione e un servizio mail a favore dei cittadini disabili, che ha rilevato 300 casi. “In maggioranza non si tratta di vere e proprie discriminazioni – ha spiegato Annalisa Cecchetti, responsabile dell’Ufficio anti discriminazioni Anmic – ma di persone che non riescono a risolvere problemi reali. Ad esempio le barriere architettoniche, la ricerca di un posto di lavoro, l’assistenza domiciliare negata. C’è ancora tanto lavoro da fare per dare a tutti pari opportunità”.