“Anche stasera s’è fatto tardi e anche stasera Nullo non verrà”

35vita_NulloDiego Marani (Ferrara 1959) è, tra le altre cose, un funzionario della Unione Europea che negli anni si è inventato anche una sorta di lingua-gioco, l’Europanto, e che si è fatto conoscere come narratore nel 2000 con “Nuova grammatica finlandese” cui periodicamente ha fatto seguire romanzi o raccolte di racconti di sicura pregevole fattura. Oggi torna con questo Vita di Nullo (Edizioni La nave di Teseo, pagg.101 euro 15) in cui torna ai suoi esordi (Caprice de Dieux – 1994 ) ed al natio paese di Tresigallo nella bassa emiliana-romagnola per una vicenda che riporta immediatamente alla memoria “Amarcord” e “ I vitelloni” di Fellini o “ I basilischi” di Wertmuller con echi di quei grandi stravaganti di Celati, Cavazzoni, Benati, Nori, Cornia, Cavina e chissà quanti altri. “Anche stasera s’è fatto tardi e anche stasera Nullo non verrà”, incipit folgorante che racchiude tutta la storia. Siamo in un paesino della bassa sul finire degli anni settanta, quei luoghi in cui tutto ruotava attorno al bar del paese dove adolescenti alle prese con la vita trovavano rifugio e sede per le loro interminabili vicende che comprendevano, tra pettegolezzi e commenti, memorie dirette o frutto di leggende, progetti di futuro intrecciati ad ineliminabili pulsioni di presente all’interno di amicizie che seppure forse destinate a perdersi nelle necessità della vita futura, costituivano in quel presente una serie ben definita di imperativi categorici. Tra questi vi era la individuazione dei punti di debolezza e fragilità di ciascuno con la determinazione successiva della vittima sacrificale che senza alcuna pietà diventava il capro espiatorio di scherzi tanto più appaganti quanto più crudeli. E qui gioca la sua partita Nullo definito fin dal nome affidatogli che obeso e sgraziato con i rituali fondi di bottiglia per occhiali, con la sua mania per la meccanica applicata ai veicoli e la sua ingenuità nelle espressioni costituisce una necessità fisica e mentale per gli spietati “amici”. Finchè una serie di eventi porteranno alla misteriosa sparizione di Nullo che getterà nella disperazione i suoi carnefici, in specie l’io narrante in qualche modo responsabile dell’accaduto. Arriva il tempo del rimpianto, lo stupore attonito per un’assenza che non può sussistere e la riflessione a distanza di quel tempo e delle sue ragioni, di ciò che era stato superficialmente affrontato e concluso con la memoria che diventa con la lucidità della ragione compagna impassibile ed impietosa dell’esistenza. Con una scrittura elaborata in agilità ( si potrà dire ? ) Marani trova nella mediazione di uno stile di accurata semplicità al ricordo del tempo perduto per luoghi che continuano ad esistere in ciascuno per essere consegnati alla memoria ed al rimpianto di una crudeltà innocente in cui ciascun componente di questa umanità portava il contributo di un grande amore cui non era permesso esistere in funzione di un futuro a togliere che oggi si può solo subire nella sua inevitabile indifferenza.

Ariodante Roberto Petacco