
Domenica 3 novembre – XXXI Tempo Ordinario
(Dt 6,2-6; Eb 7,23-28; Mc 12,28-34)
La liturgia di questa domenica ci presenta il dialogo di Gesù con uno scriba, cioè un esperto della Legge Mosaica. A differenza di altre volte, il dialogo si conclude con un elogio verso colui che aveva interpellato Gesù.
1. Ascolta, Israele! Mentre la cultura greca è ricerca dell’arte del bello, la religione ebraica è basata sull’ascolto della Parola di Dio.
Alla domanda dello scriba Gesù risponde ripetendo le parole del Deuteronomio, parole tanto impegnative che il popolo di Israele le ha prese come preghiera quotidiana: ogni pio israelita prega ogni giorno con queste parole: “Ascolta, Israele”.
Se Dio parla, chiede di essere ascoltato, e con molta attenzione, come dice anche il saggio del Primo Testamento: “Bada ai tuoi passi quando ti rechi alla casa di Dio. Avvicìnati per ascoltare piuttosto che offrire sacrifici, come fanno gli stolti, i quali non sanno di fare del male” (Qo 4,17).
Anche Gesù riprende questo concetto quando dice: “Fate attenzione a come ascoltate” (Lc 8,18).
Gesù non dice: Badate a come parlate, anzi in altro luogo dice: “Sia invece il vostro parlare: Sì, sì; No, no; il di più viene dal Maligno” (Mt 5,37).
2. Amerai il Signore tuo Dio, amerai il tuo prossimo. L’amore di Dio è il primo comandamento come importanza, perché Dio è sempre al di sopra di tutto, ma l’amore del prossimo è il primo come attuazione pratica.
L’amore verso Dio invisibile passa attraverso le persone visibili e concrete, pertanto l’amore verso il prossimo è il riscontro del nostro amore verso l’invisibile: “Se uno dice: Io amo Dio e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (1Gv 4,20-21).
Con l’amore del prossimo il povero è ricco, senza quell’amore anche il ricco è povero, perché l’amore è l’unica cosa che cresce quando è condiviso.
3. Vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici. L’osservazione dello scriba che l’amore verso Dio e il prossimo “vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici” si merita un elogio di non poco conto da parte di Gesù: “Non sei lontano dal regno di Dio”. La Chiesa delle origini ha lottato tra la conversione del cuore e l’osservanza della Legge, e proprio perché è critico verso la liturgia del tempio santo Stefano si procura la morte.
Qualche volta purtroppo anche alcuni cattolici si mostrano formalisti, legati all’osservanza di norme che restano esteriori: Nei Promessi Sposi Lucia dice all’Innominato: “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia!” (cap, 21; cf 1Pt 4,8).
E al termine del romanzo padre Cristoforo dice a Lucia: “Il Signore gradisce i sagrifizi, l’offerte, quando le facciamo del nostro. È il cuore che vuole, è la volontà” (cap. 36).
Siamo ben oltre all’offerta degli olocausti e all’osservanza di una legge.
† Alberto