La cura del creato: essere Custodi della Casa Comune

A Pontremoli si è svolto il terzo e ultimo evento del ciclo di incontri promossi dalla Fondazione Caleo con la Diocesi. Il Vescovo: “una sfida necessaria”

L’intervento del Vescovo Fra’ Mario

Domenica 22 settembre in piazza del Duomo a Pontremoli evento conclusivo del ciclo di conferenze “La conoscenza e la cura”, organizzate dalla Fondazione “Matteo Caleo” in collaborazione con la diocesi di Massa Carrara – Pontremoli; titolo dell’incontro è stato La cura del creato – custodi della Casa Comune.
In apertura la illustrazione dello scopo della Fondazione “Matteo Caleo” che prevede, oltre il ricordo del nostro conterraneo – neuroscienziato di fama internazionale – di attivare premi e borse di studio per ragazzi impegnati in studi scientifici.
Sono quindi seguiti i saluti del vescovo fra’ Mario che ha sottolineato come quella della scienza e la fede sia “una sfida necessaria” soprattutto nel contesto odierno. “Più la scienza entra nei misteri dell’uomo – ha affermato – più entrerà nel mistero di molte cose ignote e quindi in un dialogo con la creazione e la fede stessa”.
La prof. Nicoletta Berardi – emerita di Psicobiologia all’università di Firenze – ha introdotto gli ospiti: lo psichiatra dott. Marco Saettoni (docente di scuole di terapia cognitiva presso Spc Roma e l’Università Marconi) e il gesuita padre Mauro Bossi (redattore di “Aggiornamenti Sociali”). Se nel primo incontro si è trattato il tema della cura di sé e nel secondo quello della cura degli altri, in questo ci si è focalizzati sulla cura dell’ambiente, interpretato nell’ottica di “una cura verso una casa comune”.
Il dott. Saettoni ha affermato come “tra psiche e creato” vi siano molte correlazioni anche se apparentemente sembrano realtà distanti. Questo scaturisce dal fatto che l’ambiente è influenzato dallo stato d’animo e dal “colorito affettivo” in cui ci troviamo a vivere. L’umore di una persona – ha proseguito lo psichiatra – non è solo il risultato di “emozioni e sentimenti” ma un qualcosa che caratterizza “unicamente”.
La cura della persona porta così a scoprire il contesto nel quale essa vive, oltre il funzionamento di esso. L’umore caratterizza le giornate e fluttua tra tristezza ed euforia: se l’umore normale è considerabile “fluttuante”, quando “una reazione si blocca” tende invece al malinconico. La cura di sé è allora un pensare al benessere sia come dimensione corporea e psicologica sia come dimensione economica e ambientale.
È necessario che ognuno di noi impari a “prevenire” le situazioni per evitare quei momenti in cui la sofferenza depressiva tende a dominare. La dimensione psicologica non può limitarsi all’assenza di sintomi che dichiarano il benessere ma serve garantire un “contesto migliore”.
La nostra mente – ha affermato ancora il dott. Saettoni – è un apparato che incrocia “i dati dello stato che concepiamo con quelli dello stato che desideriamo”. Se le sensazioni servono per orientare il comportamento, le emozioni inducono a coniugare il “desiderio del fare e del dover fare”, per evitare la noia – stato d’animo che induce a non voler fare brutta figura.
Padre Mauro Bossi ha sottolineato come la cura della persona e del creato siano faccia della stessa medaglia. Per comprendere questo concetto – ha sottolineato – è bene soffermarsi sull’enciclica Laudato sii di Papa Francesco dove si parla di una “conversione ecologica”.
Padre Bossi si è soffermato su un aneddoto che narra di un dialogo tra una biologa agnostica e il Signore, che è servito per introdurre il concetto di come ogni conversione inizi dal desiderio di coerenza e felicità che non ci sarebbero se non avessimo “convinzione” che la vita è possibile. Il punto di partenza non è solo la “paura” del male futuro ma il desiderio di vivere un mondo bello e giusto.
L’inizio di una conversione – ha proseguito il gesuita- non è “imperativo morale” che arriva dall’alto ma bellezza e desiderio di bene: le leggi morali vanno accolte ma il vero “cuore etico” ci spinge a volere la felicità e il bene. Per questo anche l’amore necessita di contestualizzazione.
Nonostante ciò peccato personale e peccato strutturale sono interconnessi: il peccato personale è compiuto liberamente (pur sapendo di non doverlo fare) ma le “strutture del peccato” sono collegate a reati di persone che si affondano e condizionano le condotte degli individui, limitandoli nel compiere “il bene”.
C’è infine la realtà del peccato originale che precede le nostre responsabilità. È per questo che siamo divisi e non intuiamo il desiderio di bene, è per questo che abbiamo una sfiducia che “causa ferite” e ci rende peccatori. Il peccato ecologico invece – ha affermato padre Mauro – non è solo responsabilità personale ma ci chiede di assumere responsabilità morali, ci chiede di comprendere le azioni sbagliate e di approfondire la realtà per poter cambiarla, attraverso una “compassione ecologica”.
Quindi ha citato la parabola del Buon Samaritano che prima cura personalmente l’uomo ridotto in fin di vita e poi lo affida ad altri perché proseguano il suo lavoro. Così è per l’uomo: per poter cambiare i comportamenti strutturali e il nostro stile di vita dobbiamo “associarci” agli altri.
È così che si può affermare come la conversione ecologica spinga ad essere comunità e ad attivare cambiamenti che, nello spirito della collaborazione, possano valere in un lungo periodo. L’amore civile e politico, cui ci chiama la Laudato sii – ha concluso – è l’intento a voler sostituire il peccato con “strutture di salvezza”.
Infine tre domane (sul bisogno di bello e giusto nel mondo, sullo shock contemplativo che induce a cambiare, sulle strutture di salvezza come appello cristiano) che sono state lasciate al pubblico presente, per richiamarne la riflessione.

Fabio Venturini