
Nell’anno giubilare 2000 la Comunità Europea adottò la denominazione via francigena per indicare l’asse viario del territorio francese e italiano che da tempo remoto è stato percorso da eserciti, da persone di ogni grado sociale, in solitudine o in gruppo, in viaggio verso Roma,varcando le Alpi e l’Appennino nel suo tratto più accessibile da Fornovo, valle Sponzana, pieve di Bardone, Berceto e varco nel tratto del monte Valoria.
La maggior parte sono persone reali, ma si è favoleggiato anche di passaggi non comprovati da riscontri storici.
Il “si dice” che subito viene in mente è che Annibale cartaginese vi sia passato nel 217 a. C. con 70mila soldati e gli stupefacenti elefanti per portare guerra a Roma e indebolirne la potenza.

L’impresa audace da Spagna, Pirenei e Provenza e passo del Monginevro ebbe successo con le vittorie sui fiumi Trebbia e Ticino con l’aiuto anche delle popolazioni celtiche ribelli a Roma. Per penetrare nell’Italia centrale doveva varcare l’Appennino: ci sta che sia passato dalla valle del Taro e poi della Magra attraverso il valico di Bardone, oggi via Francigena, ma non ci sono prove, anzi la deduzione geofisica porta ad affermare più probabile che dalla via di Marzabotto abbia varcato a Porretta (m.995) e sia sceso a Pistoia per portarsi poi in Valdarno sulla direttrice di Tuoro sul Trasimeno dove sconfisse di nuovo i Romani prima di portarli al disastro a Canne in Puglia.
Così interpretano anche le mappe consultate su diversi manuali di storia; pure il fratello Asdrubale, venuto in soccorso, fu sconfitto nel 207 a monte Sterpeti lungo il Metauro sulla via adriatica.
Di altri passaggi leggendari si è parlato, di capi celti e liguri, goti e ostrogoti, di cavalieri arturiani, re longobardi, carolingi. ma stiamo nella certezza storica: sicuramente passarono dalla “via e porta della Toscana” Sigerico arcivescovo di Canterbury nel ritorno dal viaggio a Roma del 990-994, la gran contessa Matilde di Canossa, l’abate di Cluny che fu derubato, gli imperatori Federico Barbarossa e Federico II di Svevia, Carlo VIII re di Francia nel 1494 -’95 i cui lanzi incendiarono Pontremoli, Giovanni delle Bande Nere che fece costruire la fortezza della Brunella ad Aulla e il 14 maggio 1536 Carlo V Asburgo con grosso seguito e 20mila soldati, acquartierati nei paesi intorno provocando ribellione per le angherie compiute. Il 10 aprile 1538 trascorse la notte a Pontremoli papa Paolo III.
Sempre più numerosi divennero i passaggi di milizie che il “contado” doveva alloggiare e nutrire, pellegrini, santi, intellettuali come Michel de Montaigne nel 1581. La via è stata importante per i commerci che arricchirono Pontremoli nel Sei-Settecento, ancor più frequentata dopo la realizzazione in tempi lunghi della strada rotabile avviata da Napoleone in funzione strategica.

La moglie Maria Luigia duchessa di Parma ereditò il progetto ma abbandonò l’antico tracciato per quello dei tornanti di Piantonia fino al passo della Cisa. Il percorso sul versante toscano diventò più o meno quello della SS 62 e fu ultimato dopo l’unità d’Italia.
L’era dell’automobile rese anche questa arteria stradale molto trafficata fino alla costruzione della A15 Parma – Mare che ha agevolato la viabilità e gli scambi commerciali provenienti dai porti del mar Tirreno verso l’entroterra padano e la via del Brennero. Anas e Autocamionale della Cisa firmarono l’accordo che comportò la costruzione di ponti, viadotti e gallerie, muri di sostegno, opere di consolidamento delle collinette franose.
A Roccaprebalza fu costruito un audace viadotto a vie sovrapposte. L’intera autostrada fu aperta al traffico il 25 maggio 1975.
Maria Luisa Simoncelli