Vincenzo Ferreri, lo scisma e la ritrovata unità

Il culto del santo spagnolo presente anche nel territorio della nostra diocesi

Il 5 aprile si ricorda San Vincenzo Ferreri, tra i protagonisti della ritrovata unità della Chiesa dopo gli anni drammatici dello scisma d’Occidente e il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone.
Vincent Ferrer nasce il 23 gennaio 1350 a Valencia, territorio della Corona di Aragona, da una famiglia nobile, e muore a Vannes, in Bretagna, il 5 aprile 1419. Entrato giovanissimo nell’Ordine dei Frati Domenicani, si trovò indirettamente coinvolto nello scisma quando, nel 1378, venne eletto l’antipapa Clemente VII in contrapposizione al papa romano Urbano VI.
La Corona di Aragona, infatti, si schierò dalla parte del primo, sostenendo con convinzione la causa avignonese; nel 1394 al primo antipapa succedette Benedetto XIII, il cardinale aragonese Piero de Luna che Vincenzo aveva conosciuto e frequentato nel 1379 alla corte di Pietro Alfonso di Aragona.
Benedetto XIII ricordava bene quel giovane domenicano e lo scelse come suo consigliere e confessore personale. Il frate accettò anche il prestigioso incarico di penitenziere apostolico, ma rifiutò la nomina a cardinale.
Un atteggiamento che anticipava la grande inquietudine che lo prese negli anni immediatamente successivi e che ebbe il culmine nel 1398, in occasione dell’assedio portato ad Avignone dal re di Francia, Carlo VI di Valois, che non aveva riconosciuto l’elezione a papa di Benedetto XIII. In mezzo a quei drammatici eventi Vincenzo Ferrer all’improvviso si ammalò gravemente ma altrettanto in fretta si ristabilì. Fu lui stesso ad attribuire all’intervento divino quella guarigione: descrisse la visione che gli era apparsa, con Gesù accompagnato da San Domenico e San Francesco.
Il messaggio che l’evento soprannaturale gli aveva lasciato era quello di andare e predicare alle folle, mettendole in guardia dall’imminente arrivo dell’anticristo. Iniziarono così gli ultimi venti anni della vita del futuro santo; un periodo intenso, che lo vide instancabile predicatore nella penisola iberica e nel resto dell’Europa occidentale.

Il culto popolare di San Vincenzo Ferrer (o Ferreri) si diffuse ben presto ovunque, anche per la devozione suscitata dai tanti miracoli che gli vennero attribuiti, tra i quali molto famosi divennero quello di aver riportato la pioggia dopo un periodo di tremenda siccità e di aver salvato un muratore da una caduta mortale.
Per questo è invocato dagli agricoltori per il buon raccolto e dai muratori che lo annoverano tra i patroni.
Secondo il censimento dei beni architettonici e storico-artistici, anche nel territorio della nostra diocesi esiste una traccia della devozione a San Vincenzo Ferrer ed è una presenza importante proprio nel Duomo di Pontremoli.

La Cappella di San Vincenzo Ferreri del Duomo di Pontremoli

A lui, infatti, è dedicata la seconda cappella di sinistra con il bell’altare realizzato all’inizio del Settecento e sul quale svetta la pala attribuita ad un ignoto artista di ambito apuano che l’avrebbe realizzata nella prima metà del XVIII secolo.
La tela tuttavia non raffigura la ben nota Visione di San Vincenzo Ferreri, bensì l’Estasi di Sant’Ignazio di Loyola come ben si comprende dall’iconografia con la quale è rappresentato il santo gesuita.
Ma una immagine di San Vincenzo Ferreri era in effetti nella cappella, collocata nella nicchia nascosta alla vista proprio dalla tela: una statua lignea (nella foto) conservata nel Museo Diocesano di Arte Sacra.
Da segnalare che questa cappella conserva anche la lapide marmorea che ricorda la figura di Gerolamo Pavesi, primo vescovo di Pontremoli (1739 – 1820), in origine collocata nel presbiterio della Cattedrale di Santa Maria Assunta.

I suoi vengono ricordati come sermoni dal carattere apocalittico, capaci di attrarre folle numerose, rapite dalla capacità oratoria del domenicano che non mancò, tuttavia, di entrare anche nelle sinagoghe provocando migliaia di conversioni, spesso forzate, di ebrei contro i quali non di rado rivolgeva le proprie prediche.
Si adoperò molto per ricostituire l’unità della Chiesa, nel favorire la ricomposizione dello scisma, invitando sia il papa romano Gregorio XII a riconoscere Benedetto XIII, sia cercando di convincere quest’ultimo della necessità di riunire le fazioni e tornare ad eleggere un unico Papa.
La svolta avvenne nel 1415 quando il re d’Aragona, Ferdinando I, tolse il proprio sostegno al papa di Avignone; importante fu in questo senso l’azione proprio di Vincenzo Ferrer che tre anni prima era stato determinante nel sostenere il nobile nella corsa al trono. Allontanatosi definitivamente dalla corte, negli ultimi anni di vita Vincenzo Ferrer si dedicò alla personale missione di predicatore, arrivando a definirsi “l’angelo dell’Apocalisse”.
La morte lo colse a 69 anni in Bretagna: qui, nella cattedrale di Vannes, sono le sue spoglie mortali.
Fu Alfonso di Aragona, il re “Magnanimo” protagonista della ricomposizione dello scisma con il riconoscimento di Papa Martino V Colonna, a sostenere la sua canonizzazione fin dai mesi successivi la morte del predicatore, che infatti venne elevato agli onori degli altari il 3 giugno 1455 da Papa Callisto III.

Paolo Bissoli