“Hai scritto bene di me, Tommaso, che cosa desideri come ricompensa?”

Nell’Abbazia di Fossanova, 750 anni fa moriva il Dottore della Chiesa che si festeggia il 28 gennaio. Testimonianze di devozione in Lunigiana

L’abbazia di Fossanova (LT) dove Tommaso d’Aquino morì nel 1274

Verso il 1244, nel castello di Roccasecca in Campania, allora nel regno delle Due Sicilie, donna Teodora si preoccupa; un servo le ha riferito che il suo giovane figlio, Tommaso, allora studente presso l’Accademia Imperiale di Napoli, ha appena preso l’abito bianco e nero di una nuova comunità di mendicanti, appena fondata.
Questo figlio doveva diventare il signor abate di Montecassino, ed ecco che elemosina il suo pane in strada come un mendicante. Tutta la famiglia è disonorata con lui !
Presa da questi pensieri, la contessa si mette a capo di una scorta che parte per Napoli al grande galoppo per riportarlo ai suoi doveri. Invano, poiché ha già lasciato la città.
Tommaso era nato intorno al 1225, ultimo figlio del conte Landolfo d’Aquino, imparentato con la famiglia imperiale degli Hohenstaufen, e da Teodora Teate, di origine normanna.
La nobile famiglia d’Aquino è vassalla dell’imperatore Federico II, incoronato da papa Innocenzo III. Rinaldo e Landolfo, i figli maggiori, saranno ufficiali imperiali fino alla deposizione dello Hohenstaufen da parte di Innocenzo IV, nel 1245 ; entrambi moriranno per la difesa del papato.
Il conte ambisce per il suo figlio più giovane la posizione onorevole di abate di Montecassino; lo affida quindi al monastero benedettino come oblato, a partire dall’età di cinque anni, perché vi riceva un’accurata istruzione.
Forse Landolfo in questo modo vuole esprimere il suo pentimento, perché aveva, qualche anno prima, partecipato alla distruzione del monastero, su ordine dell’imperatore.
Tommaso segue la vita dei monaci con meraviglia. Tutto lo segna in profondità : la quiete, la preghiera silenziosa, lo studio, l’ufficio divino che inizia sempre così: Deus in adjutorium meum intende (O Dio, vieni a salvarmi!).
Una domanda sgorga dunque con naturalezza nella mente del bambino: chi è Dio? Un interrogativo spesso così distante dall’uomo d’oggi. Questo figliol prodigo, che sembrava minacciare la reputazione della sua famiglia, glorificherà il nome del suo paese natale, Aquino, con la sua santità e la sua scienza che illumineranno la Chiesa universale per secoli, sino ai nostri giorni.

L’Oratorio di Santa Maria della Neve (Monte dei Bianchi)

La chiesa della Madonna della Neve a Monte dei Bianchi

Nell’Oratorio di Santa Maria della Neve a Monte dei Bianchi la parte più interessante è la decorazione della terza volta a vela, trattata come una pseudocupola che precede lo spazio del presbiterio.
Rappresenta un padiglione da giardino ornato con vasi di fiori, aperto verso il cielo, alla maniera del barocchetto pontremolese. Al centro si svolge la cacciata degli angeli ribelli dal paradiso con San Michele che sconfigge Lucifero mentre nei quattro pennacchi stanno in atteggiamenti contemplativi quattro santi: Ambrogio ed Agostino, Gerolamo e Tommaso d’Aquino.
Il dipinto fresco e vivace nell’insieme è opera di un pittore che nel 1742 si firma Giuseppe Morelli, originario di Gragnola. Non deve stupire la carenza di raffigurazioni in Lunigiana dell’aquinate: è il triste destino di molti dottori della Chiesa, al cui culto ufficiale non si è mai accompagnata una grande devozione popolare.

Correva l’anno 1265 quando Tommaso iniziò a scrivere la Summa Theologia, opera monumentale di 2.669 articoli, che realizza una sintesi magistrale della scienza teologica fondata su una solida filosofia realista.
Basandosi sull’aquinate, Benedetto XVI, nella udienza del 16 giugno 2010, ebbe ad affermare: “Con la Rivelazione Dio stesso ci ha parlato e ci ha, dunque, autorizzato a parlare di Lui. Ritengo importante richiamare questa dottrina. Essa, infatti, ci aiuta a superare alcune obiezioni dell’ateismo contemporaneo, il quale nega che il linguaggio religioso sia fornito di un significato oggettivo, e sostiene invece che abbia solo un valore soggettivo o semplicemente emotivo. Questa obiezione risulta dal fatto che il pensiero positivistico (dottrina che si avvale unicamente della conoscenza dei fatti, dell’esperienza scientifica) è convinto che l’uomo non conosce l’essere, ma solo le funzioni sperimentabili della realtà. Con san Tommaso e con la grande tradizione filosofica, noi siamo convinti che, in realtà, l’uomo non conosce solo le funzioni, oggetto delle scienze naturali, ma conosce qualcosa dell’essere stesso, per esempio, conosce la persona, il ‘tu’ dell’altro, e non solo l’aspetto fisico e biologico del suo essere”.
Tra il 1269 e il 1272, Tommaso svolse il suo secondo mandato di reggenza presso l’Università di Parigi. Egli affronta con successo gli ultimi violenti attacchi dei maestri secolari contro i religiosi mendicanti. Tommaso viene in seguito inviato a Napoli per stabilirvi un nuovo convento di studi.
Lì, alcuni testimoni lo sorprendono in chiesa, elevato al di sopra della terra. Una voce proveniente dal Crocifisso dichiara : “Hai scritto bene di me, Tommaso, che cosa desideri come ricompensa?”.
La risposta scaturisce direttamente dal cuore del santo: “Solo te, Signore!”. Il 6 dicembre 1273, in seguito a una grazia mistica, Tommaso decise, per umiltà, di smettere di scrivere e di insegnare.
Tuttavia, il Papa lo inviò al secondo concilio ecumenico di Lione. Durante il viaggio, Tommaso si ammalò e venne trasportato all’abbazia cistercense di Fossanova dove, su richiesta dei monaci, commentò ancora per loro il Cantico dei Cantici.
Quando Reginaldo si congratulò con lui per i suoi scritti, Tommaso rispose: “Videtur mihi ut palea. – Dopo le realtà celesti che ho contemplate, questo mi sembra come paglia!”. Al momento di ricevere il Viatico, esclama: “Ricevo Te nella santa Comunione, o prezzo infinto della redenzione della mia anima ; o Te, per il cui amore ho studiato, vegliato, lavorato ; o Te che ho predicato e insegnato ! Mai ho detto nulla volontariamente contro la tua verità, e del resto non mi ostino nei miei pensieri. Se mi è quindi accaduto di commettere qualche errore riguardo a questo sacramento, abbandono tutto alla correzione della santa romana Chiesa, nella cui obbedienza lascio ora questa vita”.
Morì il 7 marzo 1274. Tommaso, santo e dottore della Chiesa, ha tanto scritto e insegnato per comunicare agli altri i frutti della sua contemplazione ed incoraggiarli alla più bella impresa che sia alla portata del cuore dell’uomo: la ricerca di Dio.

Don Fabio Arduino