La bellezza del corpo degli atleti esaltata dall’arte in statue e vasi dipinti
Il “Discobolo Lancellotti”, copia in marmo del II secolo d.C. da originale bronzeo di Mirone (V sec. a.C.)

L’arte greca ebbe un suo coerente e autonomo svolgimento attraverso varie fasi, per ultima la fase ellenistica dal 323 a.C. (anno della morte di Alessandro Magno) che comprende anche l’arte romana estesa al Vicino e Medio Oriente e l’Occidente: i Greci sono sempre i nostri padri. Gli scultori ebbero particolare interesse per la figura umana, prima creano piccole statue per il santuario domestico, che dal VII secolo a. C. è sostituito dal tempio: si promuove la statuaria di grandi dimensioni. Le statue vengono inserite in spazi architettonici ben precisi (metope. fregi, frontoni).
La scuola di scultura di più elevata qualità è quella attica, dato il ruolo politico predominante di Atene, i grandi artisti dell’età classica V-IV sec. a.C. sono Mirone, Policleto che nel Doriforo ottiene perfette soluzioni di ritmo e di simmetria delle parti del corpo. Fidia è considerato il più grande dell’arte greca, architetto del Partenone su incarico di Pericle. In marmo pario sotto la sua guida furono scolpite 92 metope che ornavano i 159 metri del fregio del grande tempio dedicato ad Atena Partenope ancora meraviglia sull’Acropoli di Atene. Sono superstiti solo 19 tutte al British Museum di Londra: centauri, amazzoni, cavalli quando li hai visti non li dimentichi: sono fermi ma si muovono.

Anfora panatenaica. Museo archeologico di Taranto

Una statua bronzea, perduta ma riprodotta in marmo in copia, molto famosa è il Discobolo (lanciatore del disco) di Mirone (copia a Roma museo delle Terme). La sua identità è il senso del movimento, studiato analizzando le tensioni del corpo reso con intensa vitalità. Nel nudo agile e vivo viene sottolineato l’equilibrio dinamico che regola il gesto dell’atleta che sta per lanciare il disco: è grande capacità di cogliere l’attimo di un ritmico movimento. Tutta la figura poggia sulla gamba destra ed è piegata in un grande arco e traccia col suo movimento due grandi curve: una più stretta del femore destro e del dorso e l’altra più ampia delle due braccia. I nodi del movimento portano tutti al braccio teso all’indietro col disco, ma la forza del gesto rimane la stessa da qualsiasi parte si guardi la statua concentrata e scattante. Di questa nuova plasticità è artefice Mirone bronzista. Fu abbondante la produzione di opere in bronzo, una tecnica che permette un dinamismo più accentuato e maggiori dimensioni.
Una statua che vista dal vero commuove è l’Auriga di Delfi, dà emozione la figura con la lunga tunica stretta in vita da cintura. Proprio in questi giorni di luglio 50 anni fa furono ritrovate nei fondali del mar Ionio di fronte a Riace due imponenti virili statue bronzee, restaurate a Firenze sono ora al Museo di Reggio Calabria. Sono alte circa due metri, i personaggi sono in posizione eretta, nudi, con barba. Gli storici dell’arte li hanno definiti prima copie di età ellenistica, invece ora sono ritenute opere originali del V sec. a.C. provenienti forse da una città greca depredata dai romani e finite per naufragio in fondo al mare.
Anche nel mar Adriatico al largo della costa croata anni fa fu ritrovata la statua bronzea di un atleta che si deterge il sudore con un raschiatoio (strigile) e nel 1964 era stata ripescata da un peschereccio al largo di Fano la statua bronzea di atleta attribuita a Lisippo scultore alla corte di Alessandro Magno. Gli atleti in gara sono anche raffigurati moltissimo nella pittura greca, che conosciamo quasi esclusivamente nei vasi deposti nelle tombe. Sono immagini di lottatori, di eroi insieme a figure del mito e delle divinità olimpiche.

(m.l.s.)