
Dal nuovo vescovo una chiamata alla corresponsabilità che coinvolge l’intero Popolo di Dio della Chiesa apuana. Mons. Mario Vaccari si è detto desideroso “di vivere questo territorio e la bellezza della natura che unisce Lunigiana e costa” . I fedeli laici chiamati ad uscire verso il mondo

Vent’anni: tanto tempo è passato dall’ultima volta in cui la Chiesa diocesana si è data appuntamento al sole della splendida Piazza Aranci. Allora, era il giugno 2002, fu per celebrare la fine di un Congresso eucaristico diocesano che succedeva al Giubileo e che precedeva il primo Sinodo diocesano. Da quegli anni intensi e fecondi, ma non privi di fatiche e delusioni, sono passati due vescovi e un amministratore apostolico, sono cambiati tre papi e il mondo ha fatto i conti con una rivoluzione tecnologica, una grande crisi economica e una pandemia che hanno contrassegnato il “cambiamento di epoca” di cui Papa Francesco a Firenze parlava davanti alla Chiesa italiana nel 2015.

La comunità di fedeli finalmente ritrovatasi in quella piazza a distanza di due decenni e dopo due anni di distanziamento, ha dato fin dal primo pomeriggio, quando bambini e ragazzi con festosa spontaneità hanno manifestato il loro benvenuto a fra Mario, l’impressione di essere lì per mostrare la voglia di intraprendere un nuovo percorso che si lasci alle spalle le “vicende umane che abbiamo vissuto come Chiesa” richiamate da Marco Leorin nel saluto a nome della Diocesi o, per usare le parole che il nuovo Vescovo ha pronunciato al termine di una celebrazione densa oltre ogni aspettativa, per dare avvio a “un nuovo inizio di questa Chiesa particolare, una nuova effusione dello Spirito per una nuova missione che dovrà misurarsi con le sfide che questo mondo ci presenta”.
Non è certamente un programma pastorale quello che mons. Vaccari ha delineato nel suo primo giorno di episcopato, ma una precisa chiamata alla corresponsabilità che coinvolge l’intero Popolo di Dio della Chiesa apuana. A partire dallo stesso Pastore, desideroso, come ha detto a braccio in risposta al saluto delle autorità civili, “di vivere questo territorio e la bellezza della natura che unisce Lunigiana e costa, di immergermi nelle gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di questa terra”, per arrivare poi al presbiterato e ai laici. Ai preti della Diocesi, fra Mario ha chiesto di “costruire insieme una vera e propria comunità presbiterale dove ci si conosce, ci si aiuta, si programma e si progetta insieme e dove anche si esercita la correzione fraterna che non deve mai però scadere nel ‘chiacchiericcio’”.

In relazione al laicato il Vescovo, rispolverando l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II che un clericalismo ancora diffuso tende ad arginare, ha evidenziato che “la Chiesa ha bisogno di valorizzare doni e carismi dei fedeli laici alla scoperta o recupero di nuovi ministeri e tutto ciò per un annuncio più efficace e capillare del Vangelo”.
Un annuncio, ha fatto capire mons. Vaccari tra gli applausi, che chiama i fedeli laici ad uscire verso il mondo “dove si stanno ridefinendo gli equilibri dei poteri economici e politici, dove si rischia di metter in second’ordine la ricerca della pace, dove si deve reinventare un sistema economico più sostenibile non solo per le limitate risorse del pianeta ma anche per combattere diseguaglianze e la produzione di scarti anche umani”. È “una Chiesa, accidentata ma anche tanto bella” – sono le parole di Leorin, mutuate da Papa Francesco – quella che al termine della celebrazione il Vescovo benedice muovendosi tra i fedeli in piazza. Ma è anche una Chiesa, ha proseguito il rappresentante dei fedeli della diocesi, “che ha bisogno di comunione, per aiutarci a superare ancora tante insensate divisioni umane e territoriali; ha bisogno di perdono, parola che ancora in alcune situazioni non è stata pronunciata, per ricostruire rapporti di fiducia e amore; ha bisogno di umiltà, per riconoscerci tutti servi inutili al servizio del Vangelo”.
Il ministero episcopale di fra Mario Vaccari è entrato subito nel vivo: l’assemblea con gli altri vescovi italiani a Roma, l’incontro con Francesco, l’elezione del presidente della Cei e poi di nuovo in diocesi. C’è un cammino sinodale in corso, momento privilegiato perché “ritorni la gioia di sentirci un’unica famiglia, un solo popolo in cammino, figli dello stesso Padre e quindi fratelli tra noi”, guidati da un pastore che conduce il suo gregge con il suo semplice bastone pastorale in legno.
Davide Tondani