Libertà dell’uomo e dignità del lavoro

Quale 1° Maggio festeggeremo quest’anno visto che, purtroppo, è proprio il lavoro che manca? Una scarsità che porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo, oppure di non trovarlo, a coltivare l’idea che dignità e diritti rimangano in secondo piano. Il lavoro, posto dalla Costituzione a fondamento della Repubblica, è motore di crescita sociale ed economica, condizione di libertà e di autonomia, rende l’intera comunità più coesa e sicura. Per questo la battaglia per il lavoro deve unire gli sforzi di tutti, aprendo una finestra per ridare ossigeno e stura alla crescita.
L’equità e l’evoluzione sociale si reggono sulla garanzia dell’accesso all’occupazione per tutti in piena sicurezza, senza il rischio, non più tollerabile, di dover pagare ulteriori prezzi con la vita delle persone. Altra piaga da abolire è il lavoro in nero, lo squallido sfruttamento dei migranti e non, compresi i minori. In questi casi il lavoro permane ostaggio dell’ingiustizia, ad ogni livello, divenendo “periferia esistenziale”, come sovente rimarca Papa Francesco.
La politica, nel perdurare della severa crisi economica che tocca soprattutto i giovani, le donne, gli ultracinquantenni, dovrebbe essere maggiormente al servizio della collettività nella consapevolezza che, oltre ad essere strumento di reddito, è pure luogo di umanizzazione e di relazioni costruttive. Non sono esenti da responsabilità i datori di lavoro, che gestiscono le imprese con criteri utilitaristici, dimenticando che il lavoro anche promuovere la dignità dell’uomo. La dimensione educativa del lavoro va ritrovata anche facendolo intrecciare con la scuola. L’alternanza scuola-lavoro, organizzata nel rispetto della sicurezza, rappresenta una leva fondamentale in quanto permette ad un numero sempre più ampio di giovani di capire quali sono le competenze e le capacità richieste.
L’Italia non può continuare a sprecare l’intelligenza, il talento e la creatività dei suoi giovani, che emigrano nella speranza di essere considerati adeguatamente altrove. Occorre creare per loro spazi di sperimentazione, dove lasciare libera espressione alla intraprendenza giovanile, soprattutto nel campo tecnologico, in continuo sviluppo. Uno sviluppo che va governato affinché non comporti condizioni di ulteriore precarietà ed esclusioni. Il ruolo degli imprenditori, grandi, piccoli e medi, appare centrale, assieme a quello della ricerca, per la riprogettazione delle filiere produttive e distributive.
Attraversiamo un passaggio epocale non scevro da difficoltà, con la possibilità di superarle se, insieme, creeremo un clima di leale collaborazione. Adottando comportamenti onesti e scelte coerenti, nella comune responsabilità e concreta convinzione che non può esservi, e non vi è, contrapposizione tra lavoro, sicurezza, salute, rispetto e giusto salario. Nella chiarezza dei ruoli, dei diritti e dei doveri. Solo così il tricolore sventolerà a vantaggio dei lavoratori e del bene comune.

Ivana Fornesi