
Presentato dall’Istat il Rapporto 2022 sul Benessere equo e sostenibile
È stato presentato il Rapporto Istat 2022 sul Benessere equo e sostenibile (Bes), giunto alla IX edizione. Una ricerca incentrata su 12 ambiti – ‘domini’ nel documento: dalla Salute all’Istruzione e formazione, al Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico… fino alla Qualità dei servizi – nei quali viene articolato il concetto di benessere della popolazione. Se ne è seguita l’evoluzione nel corso del 2020, anno dell’emergenza sanitaria, e del 2021, anno della ripresa economica e dell’occupazione, prima dello shock del 2022 legato alla guerra in atto in Ucraina. Il tutto confrontato con il 2019, quando ancora la pandemia poteva essere immaginata solo in un film di fantascienza.
Nel Rapporto viene anche analizzata la posizione dell’Italia nel contesto europeo, proprio riguardo all’andamento della pandemia e della crisi occupazionale, i due aspetti che hanno determinato le ripercussioni più forti sul benessere degli individui. Il primo riscontro – di certo non una sorpresa – è che la pandemia da COVID-19 ha profondamente cambiato molti aspetti della vita quotidiana degli individui, delle famiglie, dell’organizzazione della società e del mondo del lavoro con effetti significativi (solo il tempo ci dirà se saranno anche definitivi) sul benessere degli individui, declinato nei vari ambiti sopra ricordati. Molti i dati allarmanti che emergono dall’analisi della situazione nelle diverse zone d’Italia e per fasce di popolazione.
La speranza di vita alla nascita recupera in buona parte del Nord ma diminuisce ancora nel Mezzogiorno; la mortalità evitabile resta più elevata in molte regioni del Sud; la spesa dei comuni per la cultura vede in netto vantaggio il Centro-nord; gli incendi boschivi e l’abusivismo edilizio restano più forti nelle regioni meridionali. Ci sono arretramenti nel benessere della popolazione femminile, soprattutto per le madri con figli piccoli.
Nel 2021 il totale dei minori in povertà assoluta era pari a 1 milione e 384mila con una incidenza del 14,2%, in sensibile aumento rispetto al 2019, quando era all’11,4%. L’occupazione torna a crescere, anche se è solo parziale il recupero delle ingenti perdite subite a causa dell’emergenza sanitaria. Nel quarto trimestre 2021, però, il tasso di occupazione era tornato superiore, sia pure di poco, a quello del 2019.
Una ripresa più marcata per le donne, i giovani e gli stranieri, i soggetti più colpiti dalla crisi del 2020. Interessanti i dati sulla fiducia dei cittadini italiani sopra ai 14 anni. Ai primi posti si trovano gli scienziati con un voto medio pari a 7,2 su una scala da 0 a 10, subito dopo le dell’ordine e i vigili del fuoco (7,5). Bocciatura, invece, per la politica e le istituzioni: il voto medio per i partiti è di 3,3 (sempre su una scala da 1 a 10) 4,6 per il Parlamento e 4,8 per il sistema giudiziario.