
A Pontremoli il secondo convegno ALDI sulla legge “Dopo di noi”.
Una legge che contiene disposizioni in materia di assistenza compreso un fondo che ogni anno destinerà finanziamenti specifici

Si è svolto sabato scorso, al Teatro della Rosa di Pontremoli, il convegno che l’Associazione Lunigianese Disabili ( A.L.DI.), in collaborazione con il Centro Studi Giuridici e Sociali di Pontremoli e con il patrocinio del Comune di Pontremoli, ha organizzato sul tema “Dopo di noi: nuove prospettive per il futuro delle persone con disabilità”.
Un argomento che è reso attuale dal fatto che, verso la metà dello scorso anno, è giunto a compimento l’iter parlamentare della legge n. 112, che fissa nuove “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare” ed è di queste settimane la stesura del primo decreto attuativo, non ancora pubblicato in via ufficiale.
La tavola rotonda, coordinata dal sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha registrato gli interventi di Antonio D’Aloia, professore ordinario di Diritto Costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma: Dopo di Noi. Una legge di attuazione della Costituzione, tra solidarietà e tutela della persona; Elena Carnevali, parlamentare PD, membro della commissione Affari sociali e relatrice di maggioranza per la legge 112: La Legge n. 112/2016: contenuti, innovazioni e prospettive; l’avvocato Massimo Bigoni: Nuove opportunità per la tutela giuridica e patrimoniale della persona con disabilità nella Legge sul Dopo di Noi. Dopo i saluti delle autorità presenti, è stato Paolo Bestazzoni, presidente Aldi, a indicare i temi di maggiore rilievo poi sviluppati dai relatori.
La legge è il risultato di un lungo percorso che ha coinvolto in primis le associazioni che riuniscono le tante famiglie che vivono il problema della disabilità. Il tentativo di dare una risposta all’interrogativo, angoscioso, condiviso dai soggetti più coinvolti: “chi si prenderà cura di nostro figlio ‘dopo di noi’, quando non ci saremo più?”; ma anche alle situazioni di difficoltà di tanti genitori anziani e stanchi che sentono di non farcela più e che si consumano per le preoccupazioni sul futuro del proprio figlio.
Nella legge si trovano riferimenti alla Costituzione italiana e alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità che testimoniano, nel caso ce ne fosse bisogno, l’alto valore civico di una tale normativa. Questo dice anche dell’impossibilità, per un Paese che si vuole definire civile, di ignorare l’urgenza del tema e del valore del risultato raggiunto. Ciò non significa che la normativa non sia suscettibile di miglioramenti, ma sarebbe un errore grave minimizzare lo scenario nuovo, sociale e culturale, che essa traccia.
Tra gli aspetti che risaltano per la loro importanza l’idea di un’accoglienza collocata in contesto familiare: un’impostazione indispensabile per uscire dalla logica dell’inserimento in istituto. La vita di un disabile non può che essere in famiglia, sede privilegiata delle relazioni umane e principale risorsa di aiuto. Se è vero che in Italia il 93% dei 2.800.000 disabili vive in famiglia, non si può dimenticare che le politiche per la residenzialità dei disabili, soprattutto quelli che perdono il sostegno della loro famiglia, è centrata, per l’80%, su strutture con più di 30 posti. Il decreto attuativo specifica che gli alloggi devono avere caratteristiche di moduli abitativi che offrano ospitalità a non più di 5 persone, organizzati come spazi domestici che possano essere vissuti come la propria casa.
Altro elemento importante: destinatari della legge sono coloro che si trovano in situazione di disabilità grave, privi di reti familiari, a prescindere dall’età: dopo i 65 anni la persona disabile non dovrà cambiare struttura come invece accade ora. Molto significativa l’istituzione del fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare: 90 milioni per il 2016, 38,3 per il 2017 e 56,1 dal 2018, con una ripartizione su base regionale che ha visto assegnati alla Regione Toscana 5,5 milioni. Sulla base di tali risorse è iniziata la redazione del Programma attuativo che definirà gli interventi e i servizi finanziabili, assieme ai criteri e alle modalità per l’erogazione dei finanziamenti. Infine, le agevolazioni fiscali per i trust e per le polizze assicurative previste nella norma.
Il primo impegno è quello di far sì che tutta la progettualità che si andrà a mettere in campo sia caratterizzata dalla capacità di ascolto e collaborazione tra famiglie e servizi, tra settore pubblico e mondo dell’associazionismo.
(a.r.)