San Francesco e il suo “Laudato sie, mi Signore… “

Francesco d’Assisi aveva cominciato la sua vita come tutti vorrebbero: ricco, festaiolo, scialacquatore con la benedizione del padre Pietro di Bernardone. Con tale disponibilità essere il “re delle feste”, ad Assisi, era il minimo pur sorvolando sul blasone di figlio di mercante. Certo in assenza delle “Ferrari” e dei tanti divertimenti odierni, non è difficile immaginare come si divertissero i giovani del XII secolo, con le tasche piene. Non era certo nato santo, l’Assisiate più famoso al mondo, e non era neppure uno sprovveduto. Tralasciamo le tappe di una vita breve ed intensa trascorsa fra il libertinaggio giovanile e la gioia della libertà vera, sposando “Madonna Povertà”, per soffermarci sul “Cantico di Frate Sole”, noto anche come “Cantico delle Creature”.
La letteratura del Duecento ebbe come fonte principale di ispirazione i temi religiosi. Al Francescanesimo spettò la posizione di maggior rilievo. Gli scritti di Francesco ebbero conseguenze importanti sulla letteratura successiva, ma quello che costituì il pezzo più prezioso della nascente poesia in lingua italiana, fu il suo famosissimo Cantico.
Scritto in volgare umbro, non ha però una veste dialettale, tolte alcune particolarità. Anche se, come pare, fu composto in momenti diversi, presenta una perfetta unità di ispirazione e di linguaggio. Supera l’intento originario di consegnare un testo ai frati per cantare le lodi all’Altissimo e raggiunge le vette della poesia più pura, ispirandosi a modelli biblici ed evangelici. Punto di partenza del Cantico non può che essere Dio che viene lodato in base a ciò che ha creato per cui le cose sono considerate sia in sé, sia in relazione con il Creatore. Francesco, dunque, non esalta la natura di per sé, ma non respinge nemmeno il mondo terreno come fecero altre tendenze religiose del Medioevo insistendo sul “contemptus mundi” (disprezzo del mondo), anzi esalta la bellezza del Creato in quanto porta “significazione” di Dio stesso.
Ecco allora emergere forti emozioni per la magnificenza, l’ordine, la perfezione del Creato in immagini nitide, colte nelle loro caratteristiche di luce, calore, movimento, colore. Egli, ormai cieco, durante il soggiorno in San Damiano, fra il 1224 ed il 1226, descrivendo oralmente le creature le dipingeva e le consegnava, perché fossero degnamente apprezzate ed amate, ai suoi fraticelli e alla gente comune.

Michelangelo Merisi da Caravaggio, “San Francesco in Estasi” (1494-1495). Particolare.

Nel Cantico di Frate Sole (perché il Sole è la più bella delle creature e quella che maggiormente assomiglia a Dio) la lode al Signore è espressa in un continuo passaggio dal cielo alla terra, dall’infinità della creazione all’uomo singolo, in un incessante movimento di amore. Sembra quasi che il Poverello profetizzasse le tragiche conseguenze dello sfruttamento della natura da parte degli uomini, ricordando la semplicità dei primari bisogni umani.
L’alterazione dell’ambiente in modo scriteriato ha portato, e ancora, alla distruzione di molti habitat naturali con le tragiche conseguenze che tutti conosciamo, tanto da spingere Papa Francesco a redigere la Lettera Enciclica “Laudato Sì” (24 maggio 2015) sulla cura della casa comune: la Terra che ci precede e ci ospita. L’Enciclica chiede di partire dalle risorse, dall’acqua, dall’agricoltura, dal cibo, quindi da un afflato ecologico che comprenda l’uomo, lungi dal tollerare le ingiustizie che perpetriamo alla natura e all’umanità intera. L’ecologia “integrale” protegge il bene comune e sa guardare al futuro.
Cristiani e non, credenti e agnostici, non possiamo restare indifferenti di fronte all’avanzare della desertificazione del Pianeta ed all’iniqua distribuzione delle risorse, accecati dall’illusione di dominare con la spasmodica ideologia del consumismo sfrenato. Testi senza tempo che nessuna modernizzazione ne potrà mai alterare l’intima essenza e il chiaro messaggio che brama il ritorno all’armonia iniziale. “Laudato sie, mi Signore, cun tutte le tue creature…”

Ivana Fornesi