Lavori al Giovagallo, il “castello di Dante”

Tresana. previste opere di riqualificazione dell’antico maniero legato alla figura del Sommo Poeta

Il castello di Giovagallo a Tresana
Il castello di Giovagallo a Tresana

Nuova vita al castello cantato da Dante nella Divina Commedia. Sono infatti previsti importanti lavori per riqualificare il castello di Giovagallo. Interventi rilevanti in vista del 2021, 700° anniversario della morte di Dante, e che vedrà coinvolto il comprensorio lunigianese, con i Comuni che hanno vissuto più direttamente l’esilio dantesco (Mulazzo e Tresana). Ad annunciare l’opera è il sindaco di Tresana Matteo Mastrini “Il percorso di valorizzazione si è concretizzato nell’inserimento del castello fra i “Luoghi del Cuore Fai”, dove è possibile sceglierlo per sostenerne il percorso di riqualificazione”. D’accordo con la famiglia Antoniotti, che è proprietaria del castello, il Comune sta lavorando al progetto di recupero: “Questo percorso serve a recuperare la nostra identità – evidenzia il sindaco – perchè il nostro territorio è ricco di storia e di cultura, ma c’è tanta strada da fare per restituire questi luoghi all’antico splendore.

CastelloNon si tratta solo di un’occasione di conservazione e valorizzazione dei beni culturali, ma anche di una grande possibilità per il rilancio turistico di Tresana e della Lunigiana”. Il castello, di cui oggi non resta che qualche rudere, un dente rotto di torre e alcune stanze ormai riconquistate dalla terra e dalle sterpaglie, doveva essere nel Medioevo uno snodo strategico di controllo, sia per la posizione, sia per come fu costruito. Si trovava su un colle orientale del Monte Corneviglia, conosciuto come castellaccio, circondato sia a est sia a ovest da due gole profonde e raggiungibile via strada dal lato nord, oggi attraverso Agneda. Una posizione favorevole, utile alla difesa, ma poco adatta all’abitazione: la leggenda vuole che, in periodo di pace, il castello venisse abbandonato. Dalla torre principale il maniero consentiva la vista di un ampio territorio feudale: la struttura ospitava i marchesi, gli armigeri e naturalmente gli inservienti. Una cisterna convogliava l’acqua in un condotto in muratura, rendendo il castello indipendente e autonomo anche in caso d’attacco. Rimane comunque il fascino di questo luogo abitato da personaggi resi celebri dai ricordi di Dante nella Divina Commedia. Qui infatti, avrebbe conosciuto Alagia Fieschi, moglie di Morello Malaspina, che secondo la leggenda lo avrebbe convinto a completare il poema, come pure avrebbe incontrato Manfredi, figlio di Corrado l’antico.

Le citazioni all’interno della Divina Commedia

L’importanza dell’antico maniero nella permanenza dantesca in Lunigiana sarebbe confermata da scritti dell’epoca: un legame, quello fra l’antica rocca e il Sommo Poeta, profondo e solido, come testimoniato non solo da numerosi documenti, ma anche e soprattutto dalla Divina Commedia. L’antico feudo, che comprendeva anche i territori di Bola e Novegigola, in seguito a divisione, pervenne nel 1266 al marchese Manfredo Malaspina (detto “Il Lancia”, per la sua abilità nell’usare quest’arma). Questi edificò e ampliò un castello con borgo murato sopra una collina impervia, quasi inaccessibile e invalicabile su rocce affioranti, situata sulla destra del torrente Penolo. Prima con Manfredi, nel 1266, poi con suo figlio Moroello e la moglie Alagia Fieschi, i marchesi Malaspina sono mecenati generosi di Dante Alighieri. Una generosità che il sommo poeta ricambia citando Moroello nel XIV Canto dell’Inferno e Alagia nel XIX Canto del Purgatorio. Moroello è definito “vapor di Val di Magra” e la sua figura viene esaltata per il valore nella battaglia di Campo Piceno, che il marchese di Giovagallo vinse (Canto XIV, v.145-151): Alagia è protagonista del Purgatorio, dove Dante la distingue dal resto della famiglia definendola buona d’indole (Canto XIX, v. 142-145).