
Con la determina 998 dell’8 ottobre, l’Aifa ha abolito anche per le minorenni l’obbligo di ricetta per l’acquisto di EllaOne, la cosiddetta pillola dei 5 giorni dopo. Quale impatto psicologico può avere su una ragazzina di quell’età anni trovarsi a gestire da sola una situazione così impegnativa? E quali conseguenze immediate e a lungo termine?
Secondo Cristina Cacace, psicologa e psicoterapeuta che da anni si prende cura di ragazze e donne che hanno vissuto l’esperienza traumatica di un aborto volontario, chirurgico o tramite Ru486, “disposizioni come quella dell’Aifa non aiutano certo un’adolescente a comprendere la gravità del gesto che compirà, né l’importanza di comportamenti responsabili – esordisce -. Questo tipo di liberalizzazione finisce per appiattire, normalizzare, banalizzare tutto. Oggi le ragazzine iniziano giovanissime ad avere rapporti sessuali, lo ritengono normale, e le gravidanze adolescenziali aumentano perché, nonostante sia tutto accessibile a livello informativo, non si accostano alla sessualità in modo responsabile, con la maturità emotiva necessaria a comprenderne le implicazioni e non si proteggono, sono sprovvedute. Decisioni come questa dell’Aifa mi preoccupano molto perché finiscono per far passare un messaggio fuorviante che non fa percepire la realtà e il valore della posta in gioco”.
“Non siamo in grado di prevedere le conseguenze sul piano dello sviluppo emotivo e psicologico – aggiunge – ma csappiamo che non impareranno ad avere comportamenti responsabili, a proteggersi e ad avere rispetto di sé. Diventerà “normale” come prendere una pillola per il mal di testa, perché avremo generazioni di giovani donne che si confronteranno con questa possibilità senza fermarsi a pensare, sentire, comprenderne realmente il significato”.
“Il rischio, spiega la psicologa, è che dopo averla assunta una prima volta, dal momento che vengono sollevate dal disagio di doversi attivare per capire come fare per ottenerla, di dover chiedere al medico la prescrizione, queste ragazzine inconsapevoli tendano a farlo ogni volta che ne ravvisano la necessità, dissociandosi totalmente da quello che fanno, senza percepirne la gravità. Temo insomma si vadano ad alimentare forme di incapacità a rimanere in contatto con la realtà e con il proprio mondo emotivo in virtù di una “normalizzazione”, che in fondo rappresenta il fallimento di tutte le agenzie educative.
L’anestesia delle emozioni e del proprio mondo interiore va a creare una zona grigia dove a lungo andare tutto è uguale e nulla è importante. “Anziché liberalizzare EllaOne, sarebbe stato più utile e costruttivo investire maggiormente sul piano psico-educativo creando uno spazio di ascolto e di riflessione, oggi del tutto assente, nei consultori. Questa decisone dell’Aifa è in fondo lo specchio di una società che ha rinunciato totalmente a educare, a insegnare ai ragazzi a credere in se stessi e ad avere dei valori”.
G.P.T. – Agensir