
Scoperto da due escursionisti lungo un sentiero. Si tratta del reperto più ad ovest mai rinvenuto

Un nuovo frammento di statua stele, l’84° della serie, è venuto alla luce il 5 settembre nella zona di Levanto: si tratta del reperto più ad ovest mai rinvenuto ed è stato lo stesso direttore del Museo delle Statue Stele Lunigianesi, Angelo Ghiretti, ad accertarsi personalmente della pertinenza del reperto con le statue stele conosciute. Sabato scorso, 26 settembre, a Levanto si è tenuto un interessante convegno per illustrare la scoperta e parlare del significato della presenza delle statue stele in una zona così periferica rispetto all’area principale di ritrovamento. Il reperto (cm. 29,5 x 22 x 8) è un frammento di testa di statue stele quasi certamente appartenente al gruppo B secondo la classificazione di Ambrosi, dunque risalente ad un’epoca tra il secondo e il terzo millennio a.C. ed è stata ritrovata fortunosamente da due escursionisti – Matteo Scardovelli e Marta Mingucci, lungo un sentiero che sale dal borgo medievale di Levanto: la pietra, sulla quale è visibile una porzione del viso, è stata riconosciuta e segnalata alla dott.ssa Aurora Cagnana, ispettrice della Soprintendenza Archeologica della Liguria. “Pur essendo di piccole dimensioni è estremamente interessante – conferma Angelo Ghiretti – infatti nel frammento si riconoscono parte del contorno lunato, ad imitazione del pomo del pugnale, e parte del volto ad U ottenuto ribassando la superficie mediante percussori litici. La U del volto contiene il rilievo rettangolare del naso, alla cui radice gli occhi rettilinei sono evidenziati da un leggero aggetto delle sopracciglia”.

Il punto di rinvenimento si pone sulla dorsale divisoria tra le valli del Ghiararo e del Cantarana; poche centinaia di metri più a monte si trova il Monte delle Forche, che nel 1996 ha restituito, almeno in due punti distinti, evidenze archeologiche riconducibili alla tarda/finale età del Bronzo, indagate da Enrico Giannichedda dell’ISCUM. Come spiegano lo stesso dott. Ghiretti e la dott.ssa Cagnana, oltre ad essere un’ulteriore prova di autenticità la presenza del sito archeologico a breve distanza suggerisce nuove prospettive di ricerca. “Originariamente – ipotizzano – la stele doveva infatti trovarsi, certamente assieme ad altre, esposta nell’ambito di un’area cerimoniale specifica, che immaginiamo già presente attorno alla metà del III millennio a.C., dunque in età ben anteriore quella fine dell’età del Bronzo suggerita dai reperti di scavo al Monte delle Forche. Del resto lo scavo del Castellaro di Uscio ha indicato come, tra età del Rame e antica età del Bronzo, vi fosse già un’occupazione dei siti arroccati, legata ai frequenti transiti che imponeva la nuova economia dei pascoli d’altura. La presenza, sullo stesso sito, di minerali metallici sfruttati ancora un secolo fa (solfuri di rame e ferro) non fa che aumentare l’interesse scientifico della zona, verso la quale si auspica possano essere riprese le ricerche che ISCUM con lungimiranza ebbe ad iniziarvi 25 anni fa”. (p. biss.)