Spiragli  positivi per la vertenza dei lavoratori del Cup

ASL Massa Carrara. L’agitazione a seguito del passaggio del servizio alla ditta Cooplat, in serie difficoltà economiche

Un momento della manifestazione dei lavoratori del Cup
Un momento della manifestazione dei lavoratori del Cup

Mentre la sanità toscana prova con difficoltà a ripartire dopo i duri mesi dell’emergenza covid, nella ex Asl 1 di Massa sono i lavoratori delle società che hanno in appalto i servizi Cup della provincia ad accendere i riflettori sulle criticità del sistema sanitario. È una storia più che ventennale, quella delle società appaltatrici dei servizi di prenotazione delle visite nella nostra provincia. Si comincia nel 1998, quando ad affiancare i dipendenti Asl negli uffici di prenotazione arrivano i dipendenti della Compass, cooperativa massese, che mantiene l’appalto fino al 2012. In quell’anno Compass esce di scena e al suo posto entra una cordata di tre società: la cooperativa Rekeep, emanazione del colosso bolognese Manutencoop, la triestina Televita e la fiorentina Cooplat. Il passaggio di consegne, nei mesi turbolenti delle indagini per il buco nel bilancio dell’Asl, riserva la prima amara sorpresa ai dipendenti riassunti dal nuovo vincitore dell’appalto: il loro lavoro prosegue passando ad un nuovo contratto, quello delle pulizie, che di fatto demansiona il personale e azzera l’anzianità di servizio maturata nella precedente gestione. La nuova gara di appalto del servizio – e siamo ai giorni nostri – se la aggiudica il Consorzio CNS, Consorzio Nazionale Servizi: una cooperativa che associa oltre 200 imprese in Italia, che acquisisce appalti o commesse di lavoro per conto delle imprese socie, alle quali affida in esecuzione il lavoro. Cooplat, che effettivamente prenderà in mano il servizio, assorbendo anche il personale di Rekeep e Futura, tuttavia, è sull’orlo del fallimento. La notizia della sua ricapitalizzazione, decisa la settimana scorsa dall’assemblea dei soci-lavoratori svolta a Firenze, sventa una liquidazione della società data oramai per certa. Ma i problemi in campo permangono tutti: da quelli dei lavoratori di Futura e Rekeep, che passerebbero dalle dipendenze di una società sana ad una da risanare, con tutti i sacrifici e le incertezze del caso, al proseguimento con il contratto delle pulizie per molti lavoratori, alla perdita delle anzianità di servizio. A questo si aggiungono i problemi strutturali del servizio: per i 108 lavoratori si prevedono 2.633 ore settimanali di servizio (circa 25 a testa) quando, secondo i sindacati di categoria, per mandare avanti il servizio prenotazioni, si svolgono ore supplementari su cui non vengono calcolati i ratei di tredicesima, quattordicesima e Tfr. I tre giorni di sciopero e le mobilitazioni che si sono susseguiti hanno calamitato l’attenzione di opinione pubblica e politica sulla vicenda, a oramai poche settimane dalle elezioni regionali. Ultimo in ordine di tempo, ma non di importanza, l’intervento della Regione Toscana, che nella persona di Enrico Rossi ha incontrato in videoconferenza con i sindacati e i vertici dell’Asl Nord Ovest, lo scorso 3 luglio. Da quanto si apprende da un comunicato del consigliere regionale Bugliani – l’agenzia di informazione della Giunta regionale non ha tuttavia pubblicato alcuna notizia in merito – il Presidente della Regione ha assicurato che Estar e Asl stanno lavorando per trovare una soluzione entro prossima settimana per mantenere il livello retributivo e i diritti acquisiti. Sul tavolo anche l’ipotesi di un percorso regionale per equiparare i lavoratori del Cup agli altri dipendenti Asl e successivamente passare alla stabilizzazione di questi dipendenti all’interno di Asl, come peraltro avvenuto in altre aree della Toscana.

(Davide Tondani)

Tanti responsabili di una brutta pagina

Comunque finirà la vertenza dei 108 lavoratori dei Cup provinciali, su lavoro e servizi pubblici è stata scritta un’altra brutta pagina, da parte di una molteplicità di autori. Si comincia dalla politica nazionale che ha fatto passare il contenimento della spesa pubblica per blocchi ripetuti alle assunzioni che hanno costretto ovunque ad una esternalizzazione dei servizi pubblici, soprattutto quelli di tipo sociale, fatta di gare al massimo ribasso, compressione dei diritti dei lavoratori e, di conseguenza, della qualità dei servizi. Una prassi che ha rappresentato e continua a rappresentare un’opportunità per quei politici e amministratori che mirano ad aumentare consenso e influenza con i posti di lavoro nelle tante realtà, spesso cooperative che con il nobile spirito mutualistico delle origini condividono giusto il nome, che gestiscono in appalto servizi pubblici. A concorrere a scrivere storie come queste sono anche i fautori dell’ideologia del “meno Stato, più mercato”, ai quali sfugge il fatto che se uno Stato ha delle missioni da espletare permanentemente, deve assumere alle sue dipendenze le risorse umane necessarie per farlo, senza esternalizzazioni che spesso hanno costi economici superiori e qualità inferiore. Quando, come nel caso del Cup, la situazione arriva al punto di non ritorno (dopo due mesi di stop forzato la domanda di prestazioni sanitarie è alta quanto l’esasperazione degli utenti, a poche settimane dal voto), ecco comparire l’ipotesi di stabilizzazione dei lavoratori nei ranghi dell’Asl. Un ambìto risarcimento che omette il dettato costituzionale secondo cui agli impieghi nelle Pubbliche Amministrazioni si accede mediante concorso. Se i 108 lavoratori esternalizzati sono necessari per il buon funzionamento del servizio prenotazioni, si proceda a bandire una selezione, che tutelando chi ha già lavorato al Cup, offra un’opportunità a chiunque voglia provare. Si dirà: il concorso è facilmente manipolabile. Ma è sempre meglio di una sanatoria che premi meritevoli e non, contribuendo a scrivere nuove brutte pagine.