
Dalle bozze che circolano del decreto legge “Rilancio”, sulle quali il Governo sta ancora discutendo, emerge un dato inequivocabile: i circa 866.000 alunni, le loro famiglie, i circa 100.000 lavoratori delle oltre 13.000 scuole paritarie non sono considerati…
Per questa ragione le scuole pubbliche paritarie cattoliche hanno dato vita, il 19 e 20 maggio in occasione della discussione degli emendamenti al decreto alle Camere, ad una forte protesta, ad un forte “rumore educativo” che non ha precedenti nella lunga storia di queste istituzioni, con le seguenti modalità:
– le scuole pubbliche paritarie cattoliche hanno interrotto le lezioni e per questi due giorni allievi, docenti e famiglie hanno esposto un #Noi siamo invisibili per questo governo;
– ciascuna scuola paritaria si è adoperata con lezioni, video, dirette Fb dalle pagine delle scuole che sono state aperte a tutti per diffondere i temi della libertà di scelta educativa; il diritto di apprendere senza discriminazione; parità scolastica tra pubblica statale e pubblica paritaria; libera scuola in libero stato; appelli alla classe politica perché non condanni all’eutanasia il pluralismo culturale del Paese.
Ciascuna scuola, coinvolgendo famiglie, docenti, studenti ha organizzato conferenze, disegni, flash mob, in diretta social per un rumore costruttivo e responsabile che solo la scuola sa fare. Dietro questo c’è il volto di centinaia di migliaia di alunni e di migliaia di dipendenti e ci sono i princìpi – centrali in democrazia – di libertà educativa e di sussidiarietà.
Con il Decreto “Cura Italia” abbiamo già assistito all’ennesima discriminazione delle Scuole Paritarie, nella miope e prevenuta ideologica convinzione che queste siano frequentate soltanto da bambini di famiglie abbienti e disconoscendo il principio della libertà educativa sancito e tutelato dalla Costituzione.
Del resto anche un semplice calcolo economico dovrebbe indurre lo Stato ad una attenzione e cura delle scuole paritarie. Mediamente un alunno delle scuole paritarie costa alle casse statali 500 euro l’anno a fronte di una media di 6.500 per ogni alunno delle scuole pubbliche.
Dimenticando le nostre scuole da ogni sorta di aiuto in questo grave momento, il 30% delle scuole paritarie è a rischio chiusura. 300mila sono gli allievi che busseranno alla scuola statale che già oggi rischia il collasso; 2,4 miliardi di euro costerà in tasse questo disastro del non riconoscimento della co-essenzialità della scuola pubblica paritaria rispetto alla pubblica statale che, crediamo, con le sue 40mila sedi scolastiche e gli oltre 7milioni di studenti, non potrà ripartire.
Don Ivan Maffei sottosegretario della CEI, ha detto chiaramente “allo Stato non si chiedono privilegi né elemosina, ma di riconoscere il servizio pubblico che queste realtà assicurano. Intervenire oggi – con un fondo straordinario destinato alle realtà paritarie o con forme di sostegno, quali la detraibilità delle rette, alle famiglie – è l’ultima campanella. Se questa suonasse senza esito, diverrà un puro esercizio accademico fermarsi a discutere circa il patrimonio assicurato al Paese da un sistema scolastico integrato”.
(Walter Fiani)