Vita liturgica della Chiesa: ecco che cosa accadrà nella fase 2

I chiarimenti di don Samuele Agnesini, direttore dell’ufficio liturgico diocesano. Celebrazione della S. Messa con i fedeli forse verso fine mese. Per ora via ai funerali con un massimo di 15 persone, ma nel rispetto delle norme igienico sanitarie 

14vescovo_liturgia_29.03.20In questi giorni, in cui siamo entrati nella prevista fase 2, si sono susseguite indicazioni, rettifiche, precisazioni, suggerimenti, sul tema della celebrazione dei funerali con la presenza del popolo. Solo 15 persone? Occorre misurare la temperatura corporea? All’aperto o in chiesa? Di fronte a questi legittimi interrogativi, per evitare messaggi contraddittori, sembra che il Governo, di concerto con la CEI, abbia adottato un atteggiamento prudenziale – per alcuni eccessivo – nei confronti delle messe con la partecipazione dei fedeli. Da più parti si intuisce che una possibile riapertura potrebbe arrivare dopo le prime verifiche sulla “curva dei contagi” da Covid-19 e quindi, probabilmente, dopo il 18 maggio. Abbiamo chiesto a don Samuele Agnesini, direttore dell’ufficio liturgico diocesano di puntualizzare cosa accadrà nelle prossime settimane, per quanto riguarda la vita liturgica della Chiesa.

Don Samuele, dunque è possibile celebrare i funerali con il concorso del popolo?
A partire dal 4 maggio abbiamo la possibilità di celebrare i riti esequiali nelle nostre comunità con la presenza almeno dei familiari dei defunti. È un dato importante perché ci permette, come sacerdoti e come comunità cristiana, di accompagnare, nel momento più drammatico della vita, le famiglie ferite dalla perdita di una persona cara. Nei mesi del lookdown è stato davvero difficile e triste non poter vivere i riti di commiato che come sappiamo ci aiutano ad elaborare il lutto e ci fanno riscoprire il bisogno di condividere il dolore della morte, in chiave cristiana.

Quali sono le norme di sicurezza che occorrerà rispettare?
È necessario rispettare le norme igienico sanitarie tipiche di questo periodo: distanziamento sociale, uso della mascherina e dei guanti. Tra le cose degne di nota c’è la necessità di sensibilizzare i partecipanti al rito a non presentarsi se avessero sintomi febbrili pari o superiori a 37, 5°. Terminata la celebrazione è chiesto di non sostare troppo in chiesa e sono vietati i cortei funebri. Premura di ogni parrocchia è sanificare la chiesa dopo ogni celebrazione.

Per ricevere la comunione alla messa come ci si dovrà comportare?
Il sacerdote al momento della comunione (se viene celebrata la Messa) deve disinfettarsi le mani con gli appositi gel igienizzanti, indossare la mascherina e distribuire direttamente al posto la comunione, solo sulle mani e evitando di toccare le mani dei fedeli.

Qualche parroco ha voluto interpretare il numero di 15 di partecipanti come un dato esemplificativo… è così?
Il numero di 15 è vincolante e, come continuo a ricordare ai confratelli sacerdoti, (purtroppo lo abbiamo constato in diverse occasioni) si è passibili di denuncia se non si rispettano le vigenti disposizioni.

Il Vescovo Giovanni a Massa davanti all'ingresso della Cattedrale
Il Vescovo Giovanni a Massa davanti all’ingresso della Cattedrale

Sono ancora in vigore le indicazioni circa la misurazione della temperatura corporea?
Con una nota del 2 maggio 2020 la segreteria CEI ha comunicato che non è necessario per le parrocchie prendere la temperatura dei fedeli ma: “si è raccomandato di sollecitare i parroci, affinché contribuiscano a sensibilizzare i fedeli a porre la massima responsabilità per non esporre se stessi e altri a eventuali contagi. Di qui, l’esplicita richiesta di rimanere a casa a quanti presentano una temperatura corporea oltre i 37,5°C, di non accedere alla chiesa e di non partecipare alle celebrazioni esequiali in presenza di sintomi di influenza o quando vi sia stato contatto con persone positive a SARS-COV-2 nei giorni precedenti”.

Quando si potrà tornare a celebrare anche le messe festive e feriali con la partecipazione dei fedeli?
Purtroppo non sappiamo quando torneremo alla celebrazione con i fedeli delle s. Messe. Si ipotizzano date e protocolli, ma non si hanno indicazioni certe. Certo rimane un disappunto e un senso di vuoto riguardo a questa situazione, l’essenzialità della celebrazione dell’Eucaristia sembra non essere presa sul serio e ciò che fa più dolore è che anche all’interno della Chiesa ci siano voci che avallano questa percezione. Mi auguro e spero che almeno per la solennità di Pentecoste possiamo celebrare comunitariamente il compimento della Pasqua.

(R.B.)