
“Umiltà, interesse e beatitudine”, la prolusione del Preside della SDFTP. Presente anche mons. Santucci
Con una prolusione intitolata, “Per un nuovo umanesimo: umiltà, disinteresse, beatitudine”, il preside don Pietro Pratolongo ha inaugurato l’anno accademico 2019-2020 della Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale, alla presenza del vescovo Giovanni, e dei due vicepresidi, don Maurizio Iandolo e don Alessandro Biancalani.
L’iniziativa si è svolta venerdì scorso 29 novembre, nei locali della parrocchia della Ss.ma Annunziata a Bassagrande, di fronte agli studenti e ai docenti delle due sedi della Scuola, rispettivamente Avenza per la zona di Costa, e Villafranca per la Lunigiana.
Il vescovo Giovanni ha portato il suo saluto iniziale: “Lo studio, la ricerca, la conoscenza acquisita, non è fine a se stessa – ha detto – ma l’intimità con il Signore, il discepolato sono per la missione, sono per rendere testimonianza della fede che abbiamo trovato”. L’unica lettura della vita che dà senso al nostro desiderio è quella suggerita dalla fede cristiana, dal Vangelo e dal comandamento del Signore Gesù, “amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.
Tutto nasce, secondo il vescovo Giovanni, dalla scelta di vivere per gli altri, donando noi stessi costruendo un mondo più umano e più divino. Nel suo intervento, il preside ha compiuto una analisi generale della situazione politica, culturale e sociale attuale, parlando di una crisi antropologica, caratterizzata dai fenomeni dell’individualismo, della solitudine, soprattutto a scapito dei più deboli, dal crescere delle povertà materiali, ma anche spirituali.
“Filo rosso” dell’intervento di don Pratolongo sono state le indicazioni emerse dal Convegno Nazionale della Chiesa italiana, svoltosi a Firenze nel 2015, in particolare si è riferito al discorso di Papa Francesco relativo a tre atteggiamenti da mettere in essere: umiltà, disinteresse, beatitudine. Una Chiesa aggrappata e prigioniera dei propri interessi sarà infatti una comunità triste e pericolosamente disumana, incapace di andare incontro alle necessità dei fratelli. In questo contesto, un ruolo decisivo compete alla cultura, perché l’essere umano, la persona, senza modelli di riferimento non riesce a diventare se stesso: togli la cultura, distruggi la società e disorienti la persona che si ritrova senza radici, senza storia e quindi senza futuro. Inoltre il preside ha proposto le tre conversioni che il Papa ha chiesto alla Chiesa: una conversione pastorale, perché i cristiani siano portatori del messaggio evangelico nei loro ambienti di vita.
Una conversione ecologica perché è obbligo di tutti prendersi cura della nostra casa comune che è la Terra, oggi sulla soglia del baratro ambientale. E infine una conversione ecclesiale che esorta i cristiani a camminare insieme. “Il comandamento di oggi è ‘ritrovare il prossimo’ e la misericordia è la forma adulta della gratuità”, ha evidenziato in conclusione don Pratolongo: “la Chiesa che crede che Dio è amore, non è una società di rette dottrine e di liturgie coreografiche, né una struttura di potere, ma un luogo di relazioni, il corpo di Cristo stesso”.
Nell’introduzione all’incontro, don Maurizio Iandolo ha sottolineato come la Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale “San Francesco Fogolla”, sia lo strumento qualificato di preparazione per gli operatori pastorali, ma anche per chi è in ricerca e desidera conoscere. Ha evidenziato, inoltre, il “boom” di iscrizioni al primo anno e l’apertura della nuova sede della Scuola a Villafranca in Lunigiana. La Scuola infatti si è dotata di nuova articolazione, che adesso prevede un percorso di 4 anni per un totale di 480 ore di lezione, mentre 30 sono le settimane di lezione divise in due quadrimestri. Una opportunità in più per i laici delle parrocchie che desiderano approfondire i contenuti della fede. (df)