
Dopo la nuova batosta elettorale rimediata dai cristiano-democratici tedeschi
La carriera politica di Angela Merkel, dal 2010 prima donna presidente dei cristiano-democratici tedeschi (Cdu), dal 2005 prima donna capo del governo federale della Germania, sembra, quindi, giunta a fine corsa. La decisione, resa nota dalla stessa Merkel, è giunta il giorno dopo la pesante sconfitta del suo partito alle elezioni regionali nel Land dell’Assia, nelle quali, rispetto a 5 anni fa, la Cdu ha perso oltre 10 punti percentuali: dal 38,7 al 27%.
Il crollo ha coinvolto anche gli alleati socialdemocratici (Spd) nel governo federale, scesi da oltre il 30 al 19,8%. Indiscusso il successo elettorale per i Verdi che hanno ottenuto il 19,8%; erano all’11,1% nel 2013. Avanzano anche i populisti e gli ultranazionalisti di Afd: con il 13,1% entrano nell’ultimo parlamento regionale del Paese in cui ancora mancavano deputati della nuova destra tedesca. Si può dire che questi dati siano la fotocopia di quelli di due settimane fa in Baviera.
È evidente che in Germania sia in atto un processo di polarizzazione politica, che sta portando all’indebolimento progressivo dei due grandi partiti popolari – Cdu ed Spd – e al rafforzamento di due partiti su posizioni politiche opposte: gli ultranazionalisti di Afd e i Verdi. Angela Merkel sta pagando questo processo di polarizzazione, ma allo stesso tempo lo ha causato, allontanandosi troppo dalle tradizionali posizioni conservatrici del suo partito.
Avrebbe, infatti, iniziato a perdere consensi nel settembre del 2015, quando decise di accogliere in Germania quasi un milione di rifugiati siriani che fuggivano dalla guerra. Poche settimane dopo, il settimanale americano TIME la elesse personaggio dell’anno ma la cancelliera ha pagato e sta ancora pagando le conseguenze politiche di quella coraggiosa decisione.
Una volta diventati ufficiali i risultati, la Merkel ha annunciato dalla Konrad Adenauer Haus, la sede della Cdu a Berlino, che non si ricandiderà alla guida del partito, una carica che l’ha accostata ai due grandi del passato: Konrad Adenauer e Helmut Kohl, con Angela Merkel i leader che hanno guidato più a lungo la Cdu, il più importante ed influente partito democristiano d’Europa.
“Non sono nata cancelliera – ha dichiarato – e non l’ho mai dimenticato. Oggi è giunto il momento di aprire un nuovo capitolo”. Una dichiarazione che le fa onore, pronunciata con voce ferma e pacata, senza giri di parole. Quanto all’incarico di cancelliera, ha aggiunto che intende “portare a termine l’intera legislatura “, precisando che, al termine del suo quarto mandato consecutivo nel 2021, non si ricandiderà al Parlamento federale ed escludendo anche di puntare ad una carriera in ambito europeo.
Il nome di chi raccoglierà la sua pesantissima eredità uscirà dal Congresso di Amburgo della Cdu, in programma dal 6 all’8 dicembre.