Milano. Gli Amici del Campanone in festa per il patrono San Geminiano

Ritrovare Milano in una mattina di febbraio stranamente soleggiata, anche se non troppo, per tuffarti nei ricordi e riassaporare gusti che pensavi di avere dimenticato. L’occasione, ghiottissima, l’appuntamento con gli Amici del Campanone, per l’annuale incontro di San Geminiano, comunque a cose fatte, per una sintesi che lasci nella memoria frammenti di verità che meritano, però, di non essere trascurati. Prima, di rito, un tuffo nell’eccellenza della città meneghina, quella Galleria Brera, già gustata quando guardavi le cose con altri occhi, oggi ritrovata completamente trasformata, ma con le stesse identiche attrattive: Giambellino, Raffaello, Piero della Francesca, Mantegna, Caravaggio e via di seguito, sulle orme di tante tracce di un patrimonio artistico incredibile che hai nel cuore e che non ti stanchi mai di recuperare, il tutto con le parole adeguate di Francesca, pontremolese dop, ma che ama Milano allo stesso modo dei Chiosi e si sente. Poi, il tuffo nel gruppo degli amici, a stringere mani che squarciano veli impalpabili, a scambiare battute tutte nostre che solo chi abbia la Lunigiana nel cuore riesce a capire. Pilota naturale il presidente Claudio Caldi, cui va il merito di avere consolidato questo contatto tra San Geminiano e la Milano più vera, per rinsaldare in tutti i modi un rapporto affettivo che pretende solo di essere rinnovato ogni anno con lo stesso entusiasmo. Sono venuti in tanti, chi non è presente è per causa di forza maggiore. I saluti del vicesindaco di Pontremoli, Manuel Buttini, e del sindaco di Bagnone, Carletto Marconi, non hanno certo il sapore del rito necessario ma sono piuttosto la traduzione concreta di una riconoscenza che difficilmente le parole possono esprimere e che si manifesta solo nel rapporto diretto. Quando si arriva a parlare del falò, come è ormai consuetudine, il clima è talmente compreso nella situazione che non è neppure possibile giocare sui conflitti di parte, ma ci si accontenta di prendere atto che tutto è andato per il meglio e che non conta sapere chi abbia vinto, tanto lo sanno tutti. Il narratore, assolutamente di parte, preferisce non stuzzicare gli appetiti più subdoli, ma si limita a giostrare sul filo delle parole per tentare un equilibrio impossibile, a cui nessuno certamente crederebbe. Si torna a fare sul serio quando Caldi consegna a Gaetano Zirpoli, Nino per tutti, luogotenente di Marina con trascorsi d’eccellenza, il Campanone d’Onore, a proseguire una tradizione che esalta il senso di appartenenza e schiude le porte ad un futuro da rinnovare comunque nel segno della continuità sulla stessa strada e con lo stesso entusiasmo di sempre. Alla fine, non un congedo, ma un arrivederci al prossimo anno, con un altro brano di Milano da scoprire e gli amici di sempre da godere con quello stesso identico affetto che va oltre la semplice amicizia.