Don Carpenter, autore di fama dal successo postumo

CarpenterGrazie allo scrittore Jonathan Lethem abbiamo potuto conoscere Don Carpenter, autore di fama senza successo morto suicida nel 1995 malato e depresso per lo scarso rilievo ottenuto malgrado il favore della critica e di numerosi autorevoli scrittori.
Il suo “I venerdì di Enrico’s”, in Italia per le edizioni Frassinelli, è stato ben apprezzato tanto da permettere oggi l’uscita di questo “La sceneggiatura” (Edizioni Frassinelli pagg. 274 traduzione di Stefano Bortolussi euro 18,50). È ambientato in quel mondo del cinema che ben conosceva per aver svolto il lavoro appunto di sceneggiatore e questo può costituire un primo possibile motivo di interesse per la capacità di costruire una storia che ci permette di entrare “anche” nei meandri intricati di quel tipo di attività.
Una vicenda che ruota attraverso un film “La signora del lago” tratto da un romanzo di Raymond Chandler che nel 1947 divenne un singolare esperimento di Robert Montgomery che diresse il film attraverso gli occhi del protagonista, il regista stesso anche attore, in soggettiva.
Nell’oggi del libro la sceneggiatura si trova in una situazione di “in turnaround”, quando cioè il progetto viene abbandonato dalla casa di produzione che per prima ha acquisito i diritti della sceneggiatura, e proposto ad altre compagnie. Entra in gioco Jerry Rexford scrittore in crisi ed aspirante sceneggiatore in gravi condizioni economiche (evidente nota autobiografica di Carpenter ). Se la dovrà vedere con Alexander Hellstrom onnipotente dirigente di una grande casa di produzione che ritiene fattibile il progetto riscritto da Rexford e con Richard Heidelberg giovane regista in quel momento particolarmente in auge.
Come sempre in questi casi la soluzione del problema tecnico non tarda a spostarsi verso altri momenti combinatori per la realizzazione. La scansione dei compiti deve soggiacere a precisi ruoli che comunque in un mondo in cui dovrebbe regnare la creatività e la fantasia sempre più spesso virano verso delusioni delle aspettative, problemi più strettamente economici, violenze legate al potere decisionale.
Il giovane scrittore accarezza la possibilità di poter realizzare i suoi sogni e finalmente affermarsi in quel mondo malmostoso, inquietante ma comunque affascinante. Il coinvolgimento personale dovrà sottostare alle regole del gioco della fabbrica dei sogni, denaro, carriera, successo saranno sottoposti anche al vaglio di momenti apparentemente estranei alla qualità del lavoro.
In un precipitare di eventi che potranno prevedere sesso, droga e continui capovolgimenti di fronte sia nei rapporti di lavoro che nelle vicende personali l’esito si avvierà pure verso un qualche destino. Giocato sul filo dell’hard boiled, con acuminati affondi amara ironia, una riflessione necessaria ed accorata su ciò che si accarezza come sogno che, quasi sempre, la realtà si affretta a smentire.

Arrogante Roberto Petacco